Elon Musk non è un ideologo: è un imprenditore totalizzante, un influencer di sistema. Il suo “American Party” non è un partito nel senso classico, ma un format politico che si propone di superare la dicotomia destra/sinistra, affermando sé stesso come il punto di sintesi fra libertarismo, tecnocrazia e populismo digitale. Un partito del futuro disegnato da un uomo che si autodefinisce “messianico”, più vicino alla figura del tycoon-messia che a quella del politico di professione.
L’ipotesi di un Italian Party, ispirato o contagiato dal “Muskismo” americano ma capace di svilupparsi con caratteristiche proprie, potrebbe nascere in Italia, un partito nuovo e addirittura di sinistra, sull’onda del modello post-ideologico, ipertecnologico, ipermediatico che Elon Musk incarna e promuove? Musk come paradigma, non come ideologo, può farci immaginare l’impossibile, a condizione che si rinunci al pensiero prevalente e si accetti una alleanza sistemica transumana. Niente paura, non ci affideremmo alle macchine, che non sanno quello che dicono, ma custodiscono sapienza “stupida”. Il paradigma muskista non può che nascere su un impianto creato dall’intelligenza artificiale, sapientemente rielaborato dall’intelligenza umana (competenze, caratteristiche, mud e funzioni, sviluppo creativo ecc)
Un “Italian Party” dovrebbe presentarsi come: extra-parlamentare, almeno inizialmente; trans-ideologico, quindi abile nel mescolare suggestioni e parole d’ordine di sinistra e di altra provenienza; piattaforma, più che partito o movimento: luogo di connessione tra tecnologia, narrazione, risentimento e desiderio; carismatico, guidato da una figura non convenzionale. Non certo un politico di carriera, perciò. Qualcuno con una visione del futuro, non solo del passato da difendere. Un ibrido che porti in dote una immagine: artista, scienziato, intellettuale non accademico, imprenditore etico, attivista digitale, influencer.
Un Italian Party di sinistra pretende la ridefinizione radicale della sinistra. Su quali basi? Un partito di sinistra “alla Musk” dovrebbe abbandonare il feticcio del lavoro salariato come unica fonte di dignità e proporre politiche radicali sul reddito di base universale (non caritatevole né assistenziale ma strutturale); la tassazione degli automated profits e delle piattaforme; la redistribuzione algoritmica della ricchezza prodotta dall’AI. Non ambientalismo conservativo o decrescita felice, ma transizione ecologica high-tech, con proposte su energia solare pubblica, nazionale e smart; sovranità digitale verde; tecnologie open source applicate alla sostenibilità. Un vero partito nuovo di sinistra dovrebbe ripartire dai diritti digitali, non dalla nostalgia industriale: diritto all’oblio; proprietà dei dati personali; IA pubblica per il bene comune, non monopolizzata da aziende private. Il nuovo autoritarismo non si presenta più in divisa, ma in forma di sorveglianza, manipolazione, emotional hacking (gestione dello stress, relazioni professionali). Un Italian Party di sinistra dovrebbe proporre una Costituzione Digitale; una cittadinanza critica all’altezza dei tempi; un’alleanza tra cultura, scienza e umanità contro le derive dell’algoritmo assoluto (illiberale, monopolizzatorio, antidemocratico). Dovrebbe anche avere identità, classe, linguaggio, In concreto: abbandonare il linguaggio arcigno e burocratico della sinistra storica; parlare la lingua dei meme, degli smartphone, dei giovani precari; ma senza rinunciare alla lotta di classe, che oggi è anche lotta per il tempo, per la salute mentale, per la libertà dagli automatismi.
Un Italian Party di sinistra post-muskiana potrebbe nascere solo da una crisi sistemica, come risposta a un default etico e tecnologico della politica attuale.
La rivoluzione, per Walter Benjamin (1892–1940), filosofo del linguaggio e del potere, marxista eretico, è il gesto che blocca il treno impazzito della storia prima che precipiti nel disastro. Oggi, però, non basta fermare: serve capire. Nell’epoca dell’algoritmo e del rumore continuo, la rivoluzione deve diventare anche interfaccia di senso: uno spazio dove si ricompone il significato, dove si distingue il vero dal falso, l’umano dal meccanico, il possibile dal programmato.
Il format, con l’aiuto dell’intelligenza artificiale, c’è. Serve volontà, audacia, visione. E un po’ di follia; anzi, una buona dose di follia, ben gestita.
(Sono graditi i suggerimenti, le opzioni alternative, le critiche, le idee. Libere e forti)






