L’accordo siglato tra Ursula von der Leyen e Donald Trump in Scozia sui dazi commerciali ha suscitato forti reazioni negative in molti Paesi europei. Governi di varia estrazione politica hanno espresso riserve, critiche e preoccupazioni. L’Italia no. Roma ha accolto l’intesa con favore. Secondo il governo italiano, l’accordo ha due meriti: chiude una fase di incertezza e ricade, nei suoi effetti più pesanti, sugli Stati Uniti. E’ una lettura ottimistica di una resa unilaterale, ottenuta sotto minaccia, così apertamente miope da essere sospetta. Alla vigilia si è puntato sulla tenuta dell’export italiano, sugli effetti positivi che la sfida avrebbe imposto e sui “dazi” interni europei ben più pesanti. Nessuna critica ufficiale, nessun documento parlamentare degno di nota, nessun dibattito pubblico. Solo un assenso quieto, accompagnato da dichiarazioni vaghe sulla “fine dell’incertezza”.
Palazzo Chigi ha ora aggiornato la sua lettura: , tranquilli, l’accordo sarà un boomerang per Washington. Una trappola che Trump si è costruito da solo. Dunque meglio non opporsi: lasciamolo sbagliare. La furbissima Giorgia Meloni confida sull’idiozia dell’amico americano. L’acquiescenza mascherata da mossa astuta.
La realtà è che di fronte a un accordo squilibrato, imposto con arroganza e accolto con servilismo, il governo italiano ha scelto di non disturbare il manovratore. Nella roulette americana, l’Italia gioca a perdere.







