Vittorio Sgarbi è diventato il caso-Sgarbi. Ufficialmente, è esploso in TvTalk, prezioso format di approfondimento televisivo di Rai3; covava da mesi, tuttavia, dietro le quinte, specie fra i fruitori delle sgarberie, quotidiane e infrasettimanali e fra i denigratori resilienti. Mai visto alcunché sul caso-Sgarbi da chi scrive, sono presuntuosamente disinformato. Eppure, non resisto alla tentazione di affrontare il caso umano ed i suoi risvolti disumani. L’età avanzata e una sensibilità spiccata sui viali del tramonto giustifica il bisogno. Forse. Hollywood resta lontana, ma la questione è vicina per la categoria dei “proxy”, coloro che, come lo scrivente, da una intera vita credono di essere rimasti ingiustamente sulla soglia…del Viale. Siamo una folla immensa, nella quale mi lascio sommergere con un sorriso sulle labbra. Spero che sia ironia, ma non ci metto la mano sul fuoco.
Riferisco, cronologicamente, sentimenti, passioni, idee, suggestioni, opinioni “disagiate”, suscitate dal caso-Sgarbi a persona di “una certa età” durante la proposizione del caso-Sgarbi su TVTalk: inventò il reality, e ci abituò alla maleducazione televisiva, che credevamo confinata agli affetti familiari ed agli ambienti di lavoro; ci conciliò con il qualunquismo politico, facendosi perdonare l’inseguimento di poltrone e poltroncine; ha spremuto la tv al massimo livello e la Tv gliela sta facendo pagare; ha rinunciato a esercitare il ruolo accademico di critico d’arte per diventare uomo di spettacolo, dopo una “disattenta” e miope valutazione sul dare e avere; gli Sgarbi-quotidiani vengono restituiti con gli interessi, ma dov’è finita la compassione?; faceva comodo ed era scomodo; prima di lui, Vittorio Gassman, “il mattatore”, che si fece lasciare in pace, isolandosi senza scampo, e morì in famiglia, solo con se stesso; Vittorio Sgarbi è rimasto sulla scena imprudentemente con il suo corpo vecchio e la sua aria disarmata; forse è un caso di schizofrenia indotta, e la duplicità lo consegna a giudizi irrispettosi e alle vendette dei mediocri: ma la schizofrenia non è una patologia,rappresenta la viralità del declino che sopravvive improvvidamente; non è un padre fortunato, chi metterebbe sulla scena la demenza paterna?; mi dispiace, ma fino a un certo punto; forse è davvero fuori di testa, fugge dalla realtà che odia; forse gli manca l’amore dei suoi cari; forse è arrivato il momento, per lui, di dedicarsi a ciò che sa fare meglio: la divulgazione della grande arte; forse è meglio leggere i suoi libri, ne guadagneremmo noi e lui; eh finiamola!, sono tanti gli anziani che vivono malamente la loro solitudine! Però mi rattrista…Forse una chiave preziosa per capire il caso Sgarbi c’è: Oscar Wilde, “Il ritratto di Dorian Gray”. Leggete ( o rileggete), se ne avete voglia un brano, uno solo, dedicato al Viale del Tramonto…
“…Come aveva ucciso il pittore, avrebbe ucciso anche la sua opera e tutto ciò che sta a significare. Avrebbe ucciso il passato, e una volta morto, sarebbe stato libero. Avrebbe ucciso quella sua mostruosa anima vivente e, senza i suoi perfidi ammonimenti, sarebbe stato in pace. Afferrò il coltello e colpi il ritratto…Chiamarono. Tutto era silenzioso. Infine, dopo aver tentato invano di forzare la porta salirono sul tetto e si calarono sul balcone. Le finestre cedettero facilmente: i serramenti erano vecchi.
Entrando, videro appeso al muro uno splendido ritratto del loro padrone, come l’avevano visto l’ultima volta, in tutto lo splendore della gioventù e della sua meravigliosa bellezza. Sul pavimento giaceva un uomo morto con un coltello piantato nel cuore. Era vecchio, rugoso con un viso ripugnante. Solo esaminando attentamente gli anelli, lo riconobbero.”
Segui Salvatore Parlagreco su:
