Il plauso a scena aperta del Cremlino al Vice Presidente del Consiglio, Matteo Salvini, ha suggerito al plaudito di ricordare agli italiani che è “filo-italiano”. Una buona notizia: le sue indimenticabili t-shirt con il viso giulivo di Vladimir Putin sul petto in giro per l’Europa (perfino nei luoghi meno idonei, come la Polonia, con sprezzo del pericolo) e la recente pagella russa, avevano posto qualche interrogativo, trattandosi di un ex secessionista padano della prima ora, convertito alla patria in occasione di favorevoli congiunture elettorali.
Insomma, Salvini avrebbe potuto coerentemente dichiararsi filorusso e non filoitaliano senza destare scandalo né sorprendere restando al vertice del governo italiano, naturalmente, perché una cosa è accettare la doppia cittadinanza russo-italica, seppur virtuale, ed un’altra lasciare la poltrona, che regala buone relazioni internazionali per sé e per il suo partito, la Lega, federata con il partito di Putin, Russia Unita.
La questione, comunque, pur controversa e con pochi precedenti nella storia dei governi repubblicani, non sembra affatto provocare disagio ad alcuno, tanto meno a Salvini, che colleziona, all’estero, belle pagelle: il Primo Ministro Netanyahu l’ha omaggiato formalmente di un riconoscimento come fedele amico del governo israeliano (niente a che vedere con l’attestato di “giusto”, che il popolo ebraico regala a coloro che si sono battuti per salvare gli ebrei dalla morte). In ordine cronologico, ma non di rilevanza, l’omaggio gli consente di stare dietro a Donald Trump, insignito della proposta del Nobel per la Pace da parte del governo israeliano, impegnato in quel delicato frangente a finire il lavoro a Gaza (70 mila morti palestinesi, distruzione totale della Striscia).
La dichiarazione pubblica di filo-italianità, tuttavia, non è bastata a fare sentire Salvini a proprio agio, perché il Vice Presidente del Consiglio filo-italiano ha aggiunto, ad evitare fraintendimenti, di “non fare il tifo né per la Russia né per l’Ucraina”, rimanendo dove sta, in un governo che dice di non apprezzare affatto l’invasore, cioè la Russia, al netto delle cautele e degli affari filorussi del Presidente Usa, Trump, cui bisogna restare legati per non mandare in fibrillazione la gloriosa alleanza atlantica, che la Casa Bianca ha mandato in archivio con un rosario di insulti.
Finzioni.
Salvini è solo uno che si porta avanti con il lavoro. Dopo essersi guardato attorno, fatto i suoi calcoli e ponderato sulla bilancia il dare e l’avere, si è schierato: come ogni buon giocatore d’azzardo, ha le idee chiare e “salta” le puntate colorate a favore del numero sulla roulette, cui crede al di là di ogni ragionevole dubbio.
I denigratori sospettano, invero, che abbia ingaggiato una generosa gara con Giorgia Meloni per lo strameritato titolo di portaordini grazie all’abnegazione mostrata. Tutta invidia. Se fosse vero, nulla toglierebbe al valoroso filo-italiano, che ha abiurato alla secessione… sulla via di Damasco.
.





