I governi in carica non amano il voto segreto, le opposizioni lo tollerano e se ne servono. In Sicilia, maggioranza di centrodestra, subisce i franchi tiratori, che non sono mai scomparsi dalle assemblee legislative, e hanno messo nel mirino…i cecchini. Il voto segreto, afferma, è il vero cancro della politica siciliana e strumento di ricatto nei confronti del governo, torna al centro del dibattito. Ma è un cancro che colpisce chi è al timone “È giusto che se qualcuno deve tradire il governo ci metta la faccia e non si nasconda – ha detto il Presidente della Regione siciliana Renato Schifani -” e “limitarne l’utilizzo, così come fanno Camera e Senato, può essere un gesto di maggiore trasparenza nei confronti dei siciliani – ha condiviso il Presidente dell’ARS Galvagno.” La questione è rilevante. Eliminando il voto segreto, si restringe la libertà del mandalo elettorale dei parlamentari a favore dei partiti che oggi non hanno, fatta qualche eccezione, regole di democrazia affidabili. Sono partiti leaderisti, nemmeno oligarchici. Eliminando il voto segreto si fa trasparenza, tuttavia. Ogni parlamentare decide il suo voto secondo coscienza e valutazioni personali
Il dibattito sull’eliminazione del voto segreto nelle assemblee legislative, incluso il Parlamento e i consigli regionali, pone perciò in luce una serie di aspetti che oscillano tra trasparenza e tutela della libertà individuale dei rappresentanti eletti. E’ utile suddividere l’analisi in vantaggi, criticità, e una panoramica di casi concreti. Cominciamo dalle buone ragioni. Rendendo pubblico il voto, i parlamentari vengono messi nella condizione di assumersi apertamente la responsabilità delle loro scelte davanti agli elettori. Il primo effetto è la riduzione dei franchi tiratori: Il voto segreto permette ad alcuni parlamentari della maggioranza di agire contro le indicazioni del loro partito senza rischiare sanzioni politiche. Eliminandolo, si ottiene la disciplina di partito.
:La trasparenza è un valore democratico che aumenta la credibilità delle istituzioni legislative agli occhi dei cittadini. Il voto segreto può diventare strumento di giochi politici o di ricatti incrociati, che danneggiano la stabilità di un governo o di una coalizione. Ad esempio, sia la Camera che il Senato italiani limitano il voto segreto a specifici ambiti (voti su persone, ad esempio), favorendo trasparenza nella maggior parte dei procedimenti.
Vanno valutate però anche le criticità dell’eliminazione del voto segreto
- Erosione della libertà di mandato
- Diminuzione dell’indipendenza parlamentare: Il voto segreto garantisce che i rappresentanti possano votare secondo coscienza, indipendentemente dalla pressione esercitata dal partito o da gruppi esterni.
- Rischio di controllo autoritario da parte dei partiti: In un sistema partitocratico, la trasparenza può rafforzare il potere delle segreterie, riducendo il parlamentare a mero esecutore delle direttive di partito.
- Possibile effetto deterrente sul dissenso
- Difficoltà nell’esprimere posizioni divergenti: In un clima politico polarizzato, i parlamentari potrebbero temere conseguenze per il voto non allineato con la maggioranza, ostacolando un confronto interno sano e costruttivo.
- Rinuncia alla tutela di situazioni delicate: Per esempio, su temi etici o altamente divisivi, il voto segreto garantisce una protezione per esprimere posizioni impopolari.
Nelle assemblee regionali italiane la situazione varia da regione a regione. In Sicilia, il voto segreto è ancora largamente utilizzato, suscitando critiche per la sua potenziale strumentalizzazione. In altre regioni, come la Lombardia, il voto segreto è stato limitato o eliminato in molte circostanze, con l’obiettivo di aumentare la trasparenza e la responsabilità dei consiglieri
In definitiva l’eliminazione del voto segreto rappresenta un’arma a doppio taglio: da un lato promuove trasparenza e responsabilità politica, dall’altro può ridurre la libertà individuale dei parlamentari, rafforzando un sistema partitocratico. La chiave per un approccio equilibrato potrebbe risiedere in una regolamentazione che limiti l’uso del voto segreto a casi eccezionali, come avviene nelle assemblee parlamentari italiane e in alcune esperienze internazionali.








