Gli astensionisti appartengono a categorie diverse: delusi, traditi, disamorati, indifferenti, scettici, apatici, indolenti, ignavi, dissociati, emarginati. Un popolo che ha deciso di farsi da parte. Alcuni credono che facendosi da parte, puniscano le istituzioni e chi le rappresenta, negando la partecipazione al voto, suggellino la loro insipienza, inerzia,. In realtà fanno tengono in piedi il malgoverno, l’interesse privato, l’incompetenza.
Tutti coloro che si fanno da parte hanno motivazioni ed idee diverse, ma hanno in comune la considerazione negativa del potere (governo, Stato), a qualunque livello, ovunque e comunque esercitato. Se volessero, essendo ormai una maggioranza, potrebbero decidere ogni cosa, come cacciare coloro che detengono posti di comando senza averne la competenza o le virtù necessarie. Hanno in mano un’arma micidiale, il voto, ed un obiettivo in passato irraggiungibile, la vittoria sicura, essendo diventati maggioranza. Non usano il voto e non hanno consapevolezza del potere che oggi possiedono.
Nella testa, e nel cuore, di tanti astensionisti c’è la voglia di rivolta, ma la rivolta è concepita come azione di forza, violenza fisica e verbale, una visione unilaterale e sbagliata; le urne non sono mai considerate strumento di rivolta, così il dissenso, la voglia di cambiare tutto si consuma negli sfoghi al bar con gli amici, sulle tastiere di un computer, nella condivisione del dissenso in televisione, nelle sfuriate in famiglia dopo una giornata di tribolazioni burocratiche o di un’ingiustizia patita, o si arena nel tirare a campare, onda di risacca in un mare piatto, che finisce con l’accrescere le frustrazioni, il senso d’impotenza, l’estraneità, l’indolenza.
Depositare il voto nell’urna, tuttavia, non pretende che incazzati, disamorati, indifferenti, scettici, emarginati abbiano pensieri, idee, visioni comuni del mondo; pretende che si decida di usare l’arma micidiale che la democrazia offre, il voto; pretende di credere che siano tanti, addirittura una maggioranza, ad usare il diritto di scegliere.
In definitiva gli astensionisti devono persuadersi di essere il partito più forte d’Italia, nient’altro. Perché scegliere di non contare niente e delegare agli elettori votanti, in larga misura diversi per indole, cultura, pensiero, idee, le scelte che segneranno la loro vita?
Il partito degli astensionisti è il più forte d’Italia, il voto è un’arma micidiale. Il potere lo teme e lo vuole dormiente.







