“….le tasse di Trump sono un oscuro mistero, mai rivelato, e la sua condanna per reati di falso in bilancio è stata derubricata a incidente privo di conseguenze apprezzabili prima, durante e dopo le recenti elezioni e la vittoria dell’Impostore. Per non parlare dell’attacco alle aziende legali costrette sotto minaccia del ritiro delle commesse federali a pagare in moneta sonante per le cause promosse dal tycoon diventato presidente. Per non parlare del sequestro politico dell’intero dipartimento di Giustizia, delle minacce ai giudici che non si adeguano, delle cause milionarie e delle intimidazioni ai media. Per non parlare della emissione di criptovalute intestate a Trump e Signora, delle speculazioni sul real estate sotto gli occhi di tutti nei paesi arabi dipendenti dalle forniture di materie prime e armi al presidente fattosi stato e rimasto superinvestitore privato, l’Immobiliarista in chief che fa e disfa pace e guerra, dazi e libero- scambio, il tutto a buon pro dell’età dell’oro, più sua che americana, come si vede da molti segni. La grande razzia ha i suoi modi e le sue giustificazioni, per così dire…
“A Doha, seconda tappa del grand tour trumpiano, lo (Trump) aspetta il “palazzo dei cieli”: il Boeing 747 dal valore di quattrocento milioni di dollari offerto dall’emiro Tamim bin Hamad al Thani. A bordo c’è una camera da letto padronale, una per gli ospiti, undici bagni, cinque cucine, ufficio privato, cinque lounge, tv in diretta e connessione internet, finiture dorate, quaranta tele- visori, pannelli di legno pregiato. Nei due piani dell’aereo c’è posto per novanta passeggeri. In cambio del regalo, al Thani vuole gli F-15 promessi da Washington.”
(Il Foglio, 14.5.25)








