L’accusa di essere “filorusso” è stata mossa al M5S, e in particolare a Conte, soprattutto in relazione alla guerra in Ucraina e alle posizioni di politica estera. Prima dell’invasione russa dell’Ucraina nel 2022, il M5S aveva assunto posizioni ambigue nei confronti della Russia. Durante il primo governo Conte (2018-2019), con la Lega, il M5S non si oppose apertamente a Vladimir Putin, e alcuni esponenti (come Alessandro Di Battista) espressero simpatie per la Russia come contrappeso agli Stati Uniti.
Il M5S ha condannato l’invasione russa del 2022, ma non ha mai assunto un ruolo di primo piano nel sostenere attivamente l’Ucraina, a differenza di altri partiti italiani come il Partito Democratico (PD) o Forza Italia, che hanno appoggiato con decisione l’invio di armi e le sanzioni contro la Russia. Conte e il M5S si sono opposti all’invio di armi all’Ucraina, sostenendo che questo prolunghi il conflitto.
Con l’invasione dell’Ucraina, il M5S ha ufficialmente condannato l’aggressione russa, ma ha mantenuto una linea “pacifista” che critica l’invio di armi all’Ucraina e promuove soluzioni diplomatiche. Questa postura si allinea indirettamente con la narrativa russa che chiede di fermare il sostegno militare a Kyiv. Il M5S ha insistito sulla necessità di negoziati per risolvere il conflitto, una linea che si avvicina alle proposte di cessate il fuoco avanzate da Putin, come riportato da Reuters il 28 maggio 2025, che includono la rinuncia dell’Ucraina alla NATO e la cessione di territori occupati.
La sua linea pacifista “selettiva”e la critica al riarmo europeo possono essere percepite come un allineamento indiretto con alcune posizioni russe, soprattutto in un contesto polarizzato dove il sostegno all’Ucraina è visto come un banco di prova per la fedeltà atlantica. Conte ha organizzato un contro-summit NATO a L’Aia il 24 giugno 2025, come riportato da Politico, per discutere alternative alla militarizzazione, un’iniziativa che alcuni interpretano come una critica indiretta al sostegno occidentale all’Ucraina. Il M5S non è “sceso in campo” a favore dell’Ucraina nel senso di sostenere attivamente la sua resistenza armata. La sua posizione pacifista e la critica al sostegno militare occidentale lo collocano in una zona grigia, dove viene accusato di passività o di indiretta compiacenza verso la Russia.
L’invasione russa dell’Ucraina, iniziata nel 2022 e tuttora in corso, è un atto di aggressione che viola il diritto internazionale. Un vero pacifismo dovrebbe condannare senza ambiguità l’aggressore (la Russia) e sostenere la vittima (l’Ucraina), anche solo moralmente. La posizione del M5S, che si limita a una condanna generica dell’invasione ma critica il sostegno militare a Kyiv, appare incoerente con un pacifismo puro, poiché non affronta la responsabilità primaria della Russia.
Opponendosi all’invio di armi all’Ucraina, il M5S indirettamente limita la capacità di Kyiv di difendersi, il che potrebbe favorire la Russia, che continua la sua offensiva. Questo rende il pacifismo del M5S vulnerabile all’accusa di essere “selettivo” o strumentale, più vicino a una posizione anti-occidentale o anti-atlantista che a un’opposizione universale alla guerra. Questo crea un’ambiguità che alimenta le accuse di filorussismo.
Il pacifismo del M5S si espone alla critica di incoerenza, poiché non propone alternative concrete per fermare l’aggressione russa senza sacrificare la sovranità ucraina. Un pacifismo autentico dovrebbe condannare con forza l’aggressore (Putin) e non limitarsi a criticare il sostegno alla vittima (Ucraina). Un vero pacifismo non può coesistere con un atteggiamento che sembra tollerare o avvantaggiare l’aggressore.








