L’Italia ha accettato, in nome dell’atlantismo, di trasformarsi in territorio di proiezione statunitense. Ha rinunciato a chiedere conto delle armi ospitate. Ha reso inaccessibili alla politica interna interi segmenti della propria realtà militare. In cambio, ha ottenuto garanzie, appalti, protezione. Ma oggi, con Trump alla Casa Bianca, il più inaffidabile, pericoloso della storia americana, il prezzo non è solo la cessione di sovranità e democrazia, ma la stessa sopravvivenza. L’Italia non è una nazione sovrana, è un’infrastruttura geopolitica che la sudditanza agli States può trasformare in potenziale bersaglio. L’adesione atlantica, celebrata come scelta di campo nella contesa tra democrazia e totalitarismo, avvenne in un contesto unico: l’Italia era un Paese sconfitto, occupato, fragile. Oggi è inconcepibile che la cessione di sovranità rimanga inalterata e sia preservata come una garanzia dal governo italiano in carica.
Prima linea del fronte ideologico europeo e avamposto strategico degli Stati Uniti e dell’Alleanza Atlantica nella Guerra Fredda (e oltre), in nome della sicurezza e contro l’incubo sovietico, l’Italia è avamposto militare di Trump e Netanyahu, nonostante il capovolgimento delle alleanze decise dalla Casa Bianca (Putin è un partner di Trump).
Le basi USA/NATO in Italia sono Aviano, Ghedi, Sigonella, Niscemi, Camp Darby, Vicenza, La Maddalena, Livorno, Napoli (Comando Nato Sud). Presenza di migliaia di soldati statunitensi, installazioni strategiche decisive, stoccaggio di armi nucleari (ufficialmente mai confermate), sorvolo sistematico del territorio, radar, centri d’ascolto, intercettazioni.
L’Italia è la nazione europea con il più alto numero di basi militari USA dopo la Germania. A differenza della Germania, però, non ha alcun potere di supervisione o di veto sulle testate presenti nel proprio territorio.
Uno degli elementi più gravi – e più sottaciuti – della subordinazione italiana è quello del nucleare tattico statunitense. Secondo il rapporto Nuclear Weapons in NATO (Federation of American Scientists, aggiornato al 2024), l’Italia ospita ancora oggi circa 90 bombe atomiche B61 (tra Aviano e Ghedi). Non solo: in caso di escalation, l’Italia dovrebbe mettere a disposizione i propri caccia per lanciare ordigni americani, seguendo piani operativi decisi a Washington.
L’Italia non può confermare né smentire, per vincoli di trattato e segretezza. Una Repubblica parlamentare non può discutere della presenza di bombe atomiche sul proprio suolo. E non può sapere se, in caso di conflitto, verrebbe usata come base di partenza per un attacco “first strike”. Sappiamo solo che siamo nella lista dei bersagli russi dal 1962. E che presto potremmo trovarci al centro di un conflitto, la cui posta è l’arma nucleare.
(Per le ricerche mi sono servito dell’IA)






