Una volta c’erano le Sette Sorelle, il cartello delle grandi compagnie petrolifere angloamericane che tenevano per la gola il mondo intero. Erano le padrone dell’oro nero, determinavano guerre e governi, piegavano interi continenti. Contro quel blocco si levò un italiano, Enrico Mattei, che osò sfidare l’ordine costituito dell’energia globale: trattò con i Paesi produttori da pari a pari, inventò formule contrattuali inedite, restituì dignità alle nazioni del Sud globale. Lo chiamavano sovranista, ma era un capitano. Aveva una visione. Pagò con la vita.
Oggi, quelle sette sorelle sono state sostituite da cinque fratelli digitali: Google, Amazon, Meta, Apple, Microsoft. Sono i padroni di un altro “oro”, invisibile e pervasivo: i dati. Controllano le reti della comunicazione, l’intelligenza artificiale, il tempo cognitivo degli esseri umani. Nessuna decisione politica, nessun atto economico, nessuna forma di dissenso sfugge più all’occhio algoritmico delle nuove sorelle siliconate. Hanno una potenza che supera quella degli Stati. Le loro sedi fiscali sono nei paradisi, la loro influenza è nei governi, i loro investimenti muovono le monete.
E mentre l’Europa, con lentezza e timidezza, cerca di arginare l’invadenza di questi colossi, l’Italia si distingue per la sua compiacenza. Anziché unirsi alla domanda di sovranità digitale, sembra inchinarsi all’egemonia del “dollaro digitale” con una retorica fatta di dichiarazioni accomodanti e offerte anticipate. Giorgia Meloni, che ama definirsi sovranista, si comporta come una vassalla. Sui dazi imposti dagli Stati Uniti, il suo governo si affretta a dire che “non saranno un problema”. Sulle Big Tech, tace, o peggio: ammicca. In cambio di cosa? Di una pacca sulla spalla da Trump e di qualche sorriso da Musk?
Questa è una sovranità recitata per il pubblico di casa. È teatro, non politica. L’Italia appare pronta a cedere prima ancora del negoziato. È la differenza tra Mattei e Meloni: il primo trattava con i potenti per alzare la posta italiana, tano da diventare il pericolo numero uno delle 7 Sorelle del petrolio; la seconda abbassa la testa per farsi accettare al tavolo. Siamo passati dalla sfida alle7 Sorelle del petrolio alla subordinazione alle 5 Sorelle dell’High Tech.
La posta in gioco, però, oggi è ben più alta del prezzo del greggio: riguarda l’autonomia cognitiva delle persone, la regolazione dell’intelligenza artificiale, la tassazione delle fortune digitali, il controllo dell’informazione. La democrazia stessa. E se l’Italia rinuncia a difendere il proprio spazio in questo nuovo mondo, allora sarà condannata a una marginalità e all’irrilevanza
Dietro la facciata muscolare della propaganda, dietro gli slogan gridati e le battaglie simboliche contro Bruxelles, si intravede infatti un Paese che ha perso la voce, che finge di comandare, ma non decide. Che parla di sovranità, ma ne ignora l’essenza: la capacità di determinare il proprio destino.








