Secondo il “Rapporto sulle liste d’attesa 2024” del Ministero della Salute, i tempi medi per una risonanza magnetica nel Sud superano i 150 giorni, contro gli 80 del Nord. In Sicilia, per una visita cardiologica si attendono in media 220 giorni nel pubblico. Parallelamente il mercato della sanità privata convenzionata è cresciuto del 12% nel 2023, raggiungendo oltre 45 miliardi di euro di fatturato nazionale, con un incremento marcato nelle regioni meridionali. Nel Mezzogiorno – e in Sicilia più che altrove – l’assenza di infrastrutture nel settore dei trasporti e nella sanità pubblica non sono il frutto di un “destino cinico e baro”, ma di scelte alimentate da interessi consolidati.
Il libro Codice Rosso di La Torre e Gabanelli documenta come molte cliniche accreditate alimentino l’ingorgo: rallentano le agende pubbliche mentre offrono tempi rapidissimi a pagamento, spesso nelle stesse strutture o con i medesimi professionisti. Le sanzioni previste dai contratti di accreditamento (revoca o sospensione) sono applicate di rado: nel 2023, meno del 3% delle strutture ispezionate ha subito provvedimenti. Il risultato è un sistema che incentiva l’attesa e scarica sui redditi bassi il costo della cura.
Sul fronte infrastrutturale, la Sicilia resta un’isola ferroviaria nel senso letterale. Solo il 10% della rete è elettrificata; la velocità media dei convogli è di 65 km/h, metà di quella nazionale. I fondi PNRR destinati alle ferrovie siciliane (circa 3 miliardi) procedono con ritardi biblici, mentre il traffico interurbano su gomma – quasi interamente privato – continua a drenare utenza e risorse, con contributi regionali. Il Ponte sullo Stretto, un’opera da oltre 13 miliardi, non risolve il nodo dei collegamenti interni né il collegamento stabile con l’alta velocità.
In entrambi i settori – trasporti e salute – un meccanismo collaudato: si privatizzano i profitti e si socializzano i disagi. Il Parlamento ospita rappresentanti diretti o indiretti di lobby della sanità accreditata e del trasporto su gomma; i grandi gruppi editoriali che vivono di pubblicità sanitaria o di concessioni sui trasporti contribuiscono a mantenere basso il livello del dibattito e perorano la causa del governo in carica con accenti molto violenti verso gli avversari politici.
Il Sud non è condannato da una maledizione storica, ma da un sistema di convenienze che prospera sull’inefficienza.
 
			 
			







