Droni, missili, bombe, in terra e in mare, sulle barche, gli edifici pubblici, le case di legno, le tende – dal Qatar allo Yemen, dalla Polonia alla Tunisia, da Gaza all’Ucraina – mentre Donald Trump, il peace maker, in una pausa dal suo ininterrotto fortunato business criptovalutario, esterna il malumore ,“Non sono entusiasta di come vanno le cose”. Un livello di partecipazione emotiva che ricorda quell’imperatore cinese il quale nel salone delle udienze teneva una botola a pochi passi dal trono, nella quale gettava i questuanti colpevoli di avere turbato la sua sensibilità con le loro storie lacrimose. Appena le tribolazioni altrui si fanno largo nei suoi affari di famiglia e di governo, regalava un lauto pasto ai coccodrilli, eliminando la causa del malessere. La coscienza, in somma, c’è ma non va messa alla prova. A chiari meglio lo stato dell’arte mi faccio aiutare dalla vecchia barzelletta del rapinatore che, armi in pugno, ordina alla sua malcapitata vittima: “O la borsa o la vita”, e la vittima, d’istinto, ribatte proponendo un baratto: “Prendi mia moglie che è tutta la mia vita”. Il rapinatore è Putin, la borsa è l’Ucraina, la “vittima” è… Donald Donald e la sua coscienza…
 
La scena potrebbe cambiare, il risultato no. . Al posto di Putin, il Primo Ministro israeliano, Nethanyahu; la borsa, Gaza, pupilla agli occhi dell’amico americano, potenzialmente una splendida riviera.
 
Sui droni in Polonia, il ministero della Difesa russo ci rassicura che “non erano previsti obiettivi da distruggere sul territorio polacco. Il raggio d’azione massimo dei droni russi utilizzati nell’attacco, che presumibilmente avrebbero attraversato il confine con la Polonia non supera i 700 chilometri”. Quindi, se li sono sparati i polacchi.
 
Le bombe sull’Ucraina, intanto, subiscono una crescita esponenziale da quando Trump pacifica stende il tappeto rosso a Putin, mentre lo zar si tiene stretto Xi Jinping e apre il fronte antioccidentale.
 
Quanto ai droni sulle barche della flottiglia umanitaria in partenza per Gaza i parlamentari dell’area di governo non hanno dubbi: gli attivisti cercano visibilità, magari se li sono mandati loro…
 
Infine, il blitz israeliano in Qatar deciso per vendicare un atto terroristico (sei morti, in Israele). Il bersaglio sono i negoziatori di Hamas in Qatar, riuniti per decidere la tregua. Netanyahu si sente in una botte di ferro con Trump al suo fianco e i messianici al governo. La sua guerra è una guerra mondiale, senza confini (territoriali, umanitari). Ha dissanguato la solidarietà internazionale di cui gli ebrei godevano grazie al senso di colpa del mondo per la barbarie della Shoah.
 
Ciò he accomuna i tre – Trump, Putin e Netanyahu – è la dead line. Non possono perdere, il regime che hanno instaurato, ha bandito ogni legge, ad eccezione della legge del più forte. Devono perciò fare di necessità…virtù!
 
Poi c’è l’Italia…senza esserci. La Premier balbetta, e il suo vice, Salvini, ci ricorda che il nostro problema non è la Russia di Putin, ma i clandestini che arrivano sulle nostre coste.Arrivando disarmati, è vero, ma è come se non lo fossero… Il gemellaggio fra la Lega e il partito russo di Putin è ancora in piedi. Il generale Vannacci, vice di Salvini, ha le idee chiare: Putin ha regalato ricchezza e benessere al suo popolo, che lo adora, Zelenzsky è un ex comico che ha perso ogni “sovranità” nel suo paese. Sottotitolo, la resa incondizionata di Zelensky ormai non basta più. Le bombe- più di mille in un solo giorno – cadranno ancora fino a che l’Ucraina non verrà consegnata, armi e bagagli, al nuovo padrone. Stile Bielorussia
 
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