Se un terzo degli italiani non capisce quello che i giornali scrivono e quello che ascoltano alla radio o tv, sulla base di quali elementi di giudizio fanno le loro scelte nell’urna? Come e dove si formano i concetti, credenze, idee, valori, se si ignora quasi tutto della comunità in cui si vive?
Le agenzie dell’istruzione e dell’educazione prevalenti non sono più la scuola, la Chiesa, i partiti, i sindacati, questo è un dato incontrovertibile. Si sono insediati i cattivi maestri, che vampirizzano la società civile, facendo nascere quei mostri che Don Chisciotte della Mancia combatteva con la sua lancia: l’ignoranza, la paura, l’ingiustizia. Il più pericoloso dei tre mostri è l’ignoranza; è l’ignoranza a partorire la paura e l’ingiustizia, è l’ignoranza a creare il terreno, offrendo le condizioni migliori perché la paura prevalga, e l’ingiustizia guadagni potere e credito.
Lo scenario di tenebra che abbiamo rappresentato non nasce da brutti sogni e dalla cattiva digestione, ma dalle ricerche di due istituzioni, che godono di credibilità in Italia e in Europa, rispettivamente il Censis e l’Osce, le quali hanno scoperto che la fabbrica degli ignoranti in Italia non conosce recessione. Essa perciò sforna sudditi piuttosto che cittadini, grazie al ruolo di personaggi dotati di immeritato carisma e credito, interessati ad ottenere il consenso alle urne. L’ignoranza è la loro pincipale alleata. Sicché questioni come la sicurezza sono vergognosamente mascherate e falsate: si muore nei cantieri di lavoro, dove prevale il profitto e non le regole e la vigilanza; si muore di malattia, se non si hanno le risorse per ottenere analisi costose in tempi rapidi; si muore sulla strada, perché il trasporto si svolge, specie nel Sud, su gomma piuttosto che sui binari. I cattivi maestri, invece, ci hanno fatto credere che il pericolo sta altrove. Hanno depistato, mentito, soffiando sulla paura del diverso, lo straniero, lo sconosciuto che arriva dal mare, se è così fortunato da arrivare, ed attenta alla nostra vita, al nostro lavoro, alla nostra religione, togliendoci ciò che ci appartiene: la tradizione, la pacifica convivenza civile, il Crocifisso e la bandiera tricolorde. Difendere le nostre coste dall’invasione degli immigrati, impedire che si integrino anche quando sono nati, studiano e lavorano nel nostro Paese, sarebbe perciò una necessità inderogabile. I nemici non portano armi e non sparano, ma ciò non toglie che siano pericolosi, strumenti di mafie da combattere e sterminare.
L’ignoranza non fa vittime sul campo, ma nei luoghi sicuri, come la casa, la famiglia, il posto di lavoro, il condominio, il quartiere, la città in cui si abita. Deruba di un pensiero libero, di storia comune, della conoscenza elementare, su cui si basa la nostra identità e il nostro progresso civile.
Aldo Grasso sul Corriere della Sera (15.12.24) sostiene che “l’ignoranza è una grande tragedia sociale” e “c’’è un clima diffuso di regressione, di negazionismo, di falsità che ricorda gli anni Venti del secolo scorso: diffidenza verso la scienza…, verso la democrazia (autocrazie, sovranismi, fanatismi, populismi…), verso la cultura (contro le competenze e i principi etici).”
Non ha affatto torto.








