C’è una scena immaginaria che ormai accomuna milioni di pendolari e passeggeri italiani: l’altoparlante gracchia, la folla si acquieta, ed ecco l’annuncio. Il treno è arrivato in orario. L’informazione, manco a dirlo, piomba sui presenti come una rivelazione mistica, quasi che un evento celeste avesse appena graziato la piattaforma. Perché? Perché in Italia, l’orario non è una certezza. È un’idea. Un sogno che si aggrappa a noi ma non si realizza mai completamente.
Dobbiamo forse applaudire quando succede? Forse sì, forse lo scopo è proprio quello: un piano segreto, ideato in qualche oscuro ufficio ministeriale, per convincerci che l’efficienza ferroviaria sia non solo una possibilità, ma una realtà. “Se lo ripetiamo abbastanza spesso, ci crederanno” – forse così devono pensare.
Del resto, i nostri nonni ci ricordano che di treni che arrivavano puntuali ce n’erano tanti. Era il ventennio fascista, certo, ma che importa? I treni erano in orario, per sentito dire. E quando avvenivai: vuoi mettere la soddisfazione di poter sincronizzare l’orologio con il diretto delle 8:30?
Ma torniamo a noi. Oggi, i responsabili del nostro sistema ferroviario sembrano aver scambiato la puntualità con una sorta di lusso riservato a pochi fortunati, come una carrozza di prima classe. Di fronte a continui ritardi, guasti misteriosi (“c’è un problema tecnico non meglio specificato”), e treni soppressi senza spiegazioni, l’annuncio dell’orario rispettato suona come un tentativo disperato di autocompiacimento: “Guardate, ce l’abbiamo fatta per una volta!” È un po’ come un panettiere che si congratula con sé stesso per aver finalmente sfornato del pane che non è bruciato.
Certo, la reiterazione ha il suo fascino. Ripetere un messaggio fino a farlo entrare nelle menti del popolo è una tecnica che ha radici antiche, anzi antichissime. Ma siamo davvero sicuri che funzioni? Gli italiani hanno una memoria lunga. Sanno che, per la maggior parte del tempo, “orario” è solo un’utopia. Per ogni treno in orario ce ne sono due che si perdono misteriosamente tra una stazione e l’altra, come fossero stati inghiottiti da un buco nero ferroviario.
Un consiglio : invece di ripetere fino alla nausea che il treno è arrivato in orario, provate a fare qualcosa di più rivoluzionario. Tipo, farlo davvero arrivare in orario. Sempre.








