Il cane ha diritto ad uno spazio vitale nei canili, da 6 a 8 metri quadri; le persone detenute nelle carceri italiane dovrebbero avere 9 metri quadri di spazio. Mentre le norme, giuste, sull’ospitalità offerta ai cani, sono generalmente rispettate, sulle carceri sono una utopia. La normalità, nel migliore dei casi, è la cella di nove metri quadrati divisa per quattro, talvolta otto con punte di quindici ed un bagno comune a causa del sovraffollamento. Nella cella, talvolta di quattro metri per due, c’è un letto a castello o due, il cesso è a vista come in tutte le altre celle, e non ci sono né sgabelli né tavolo. I cani dunque stanno di gran lunga meglio, e non è certo colpa loro.
Nel 2025 si sono verificati 17 suicidi, un record rispetto agli altri anni; nel 2024 si è raggiunti la cifra (anch’essa record) di 90 detenuti che si sono tolti la vita. Un suicidio ogni quattro giorni, rivela con preoccupazione il segretario generale dell’Uilpa Polizia penitenziaria, Gennarino De Fazio. L’ultimo a uccidersi qualche giorno fa un ragazzo tunisino poco più che ventenne, in attesa di giudizio.
Il sovraffollamento è una specie di detonatore, fa crescere esponenzialmente tutte le altre gravi carenze, come la promiscuità: detenuti con disturbi mentali, tossicodipendenti o con una pericolosa attitudine al crimine, affiancano ragazzi emotivamente fragili, per i quali il carcere si trasforma in un inferno insopportabile.
I governanti del nostro Paese hanno oggi bisogno di mostrare i muscoli per rafforzare l’immagine di duri, e si tengono distanti dalla condizione carceraria per non prestare il fianco a malintesi, sicché al consueto modesto interesse verso l’inciviltà della condizione carceraria si aggiunge una volontà politica. A conferma dell’aria che tira, vale la pena ricordare l’ormai celebre espressione del sottosegretario alla giustizia Del Mastro a proposito dei detenuti che vanno privati del respiro…








