Il giorno successivo alla proclamazione del lutto nazionale da parte del governo italiano – cinque giorni piuttosto che i tre consueti – il quotidiano La Verità ha titolato a tutta pagina: “Il 25 aprile è lutto nazionale”. Così, insieme alla traslazione della salma del Pontefice, nelle stesse ore c’è stata la traslazione del lutto, dalla morte del Vescovo di Roma, alla morte del nazifascismo i n Italia. L’interpretazione letterale del titolone, infatti, non lascia dubbi do sorta.
La Verità, lo dice la parola stessa, è la fonte (ufficiosa) da cui attingere per sapere quel che c’è da sapere, e conoscere il pensiero del governo, la cui area politica è la stessa dell’editore del quotidiano. Più spericolata di altri settori del centrodestra per il cordone ombelicale con gli ambienti estremi della destra, e quindi propensa agli assalti all’arma bianca ed abituata a non fare prigionieri (politici), questa voce di lotta a tutto campo (e di governo), va seguita per farsi un’idea di quanto il mondo – non solo la politica d’abord – sia diventato ruvido e maligno. Ne è la prova la pagina di lutto dedicata ad un anniversario, il 25 aprile, che ricorda la fine dell’Italia nazifascista e il ritorno della democrazia e della libertà.
La Liberazione contiene anche il lutto, perché è stata pagata con migliaia di morti partigiani della Resistenza (e ben 120 mila caduti americani), ma non è lo stesso lutto evocato da “La Verità”, che utilizza l’ambiguità: il cordoglio per il Papa scomparso e la festa della Liberazione, sulla quale si è inopinatamente allungato il lutto.
L’invito alla sobrietà ai manifestanti del 25 aprile, suggerito dal governo, e spiegato dal Ministro Musumeci, che in passato ha giudicato i liberatori angloamericani sbarcati in Sicilia “gli invasori”, è questione di cui non varrebbe la pena di far cenno, se non lasciasse trasparire una malizia “dal sen sfuggita”. Occorre mettere a tacere la ragione per prendere sul serio la preoccupazione che si manchi di rispetto e rechi offesa al Pontefice defunto ed alla sua opera pastorale a favore degli ultimi, i perseguitati, le vittime della fame e della sete, delle ingiustizie, sopravvissuti magari ai viaggi della morte sulle barche dei mercanti di uomini donne e bambini.
L’uso della religione e della spiritualità da parte del potere è una costante nella storia, ma oggi, guardando alle sceneggiate della Casa Bianca e del Cremlino, è diventata arte seppur rozza e ha compiuto un balzo in avanti, ingenerando il sospetto che si sia voluto mettere in sordina la Festa nazionale. Un sospetto censurabile? Può darsi. Ha ragione Luigi Bersani quando a La7, rassicura gli zelanti governanti italiani affermando che non è affatto il caso di preoccuparsi, “Bergoglio riceverà lacrime e applausi. E quanto alla sobrietà – aggiunge – ricordo che noi abbiamo già un governo che è di un sobrio incredibile. Nessuno mai partecipa a una celebrazione del 25 aprile. Per sentire una parola calorosa dai banchi del governo sulla Resistenza, abbiamo dovuto aspettare re Carlo d’Inghilterra. Da quei banchi lì una parola sulla Resistenza, cioè sul fondamento della Costituzione su cui loro hanno giurato, non abbiamo mai sentito una parola se non di dileggio“.








