L’attacco di Israele all’Iran ha messo in secondo piano lo sterminio, in corso, di Gaza e Ucraina, rotto l’isolamento politico e morale di Israele, ridando altro tempo a Netanyahu per sottrarsi ai processi a suo carico (in patria ed alla Corte penale dell’Aja), e abbandonato al suo destino l’Ucraina. Nelle mani di Putin. La barbarie del 7 ottobre – manovalanza Hamas, mandante Iran – fu un diversivo: ha oscurato l’aggressione russa dell’Ucraina e fatto saltare il patto di Abramo, nocivo all’Iran, protettorato russo.
Si può fare una guerra per farne dimenticare un’altra.
La questione nucleare è vecchia di due decenni, è tornata in superficie al momento giusto. Trump e Netanyahu (impegnato su ben 7 fronti di guerra) hanno la loro agenda: smentiscono l’Intelligence americana e l’AIEA: l’atomica per loro è quasi pronta si deve agire subito. E chi si mette di mezzo, come fanno gli europei, non sono di alcun aiuto. L’Europa non deve esistere. La dottrina antieuropea di Trump non dispiace a Putin, né a, Meloni, né al suo vice, Salvini.
Putin, spodestato dalla Siria (e presto anche dall’Iran), intanto, s’insedia in Libia, ridando allo zoccolo sud orientale italiano il ruolo geopolitico che ebbe negli anni Ottanta (missili Cruise a Comiso), con la differenza che stavolta le basi e le strutture americane in Italia (Sicilia soprattutto) hanno un comandante in capo (Trump) che sta dall’altra parte della barricata: l’ex nemico, Putin, gode di grande considerazione alla Casa Bianca. Ma niente paura, però. Per Giorgia Meloni, c’è l’amico americano. Possiamo consegnargli le chiavi di casa.
 
			 
			







