“Ammette la relazione sentimentale ma ribadisce di avere pagato di tasca propria viaggi e soggiorni a Maria Rosaria Boccia. Una storia, confessa, oramai finita. E dice: «Non sono ricattabile». Poi, in lacrime, al Tg1 il ministro Sangiuliano si scusa. Prima con la moglie, poi con Giorgia Meloni. Ma sui social Boccia insiste: «Bugie». E il Pd protesta per l’uso privato del telegiornale pubblico. Nel pomeriggio era arrivato il richiamo della premier: «Stiamo facendo la storia e dobbiamo esserne tutti consapevoli, non sono consentiti errori.”
Corriere della Sera propone una sintesi esemplare del caso Boccia, il Ministro della Cultura innamorato della sua assistente culturale (come chiamarla altrimenti?), che a giudicare dalle immagini lo sovrasta fisicamente, ed a giudicare dal trattamento che gli ha riservato, sbugiardando lui ed il suo governo, lo sovrasta…per .
Il Ministro, napoletano verace, si è offerto anema e core alle telecamere dell’ammiraglia del servizio pubblico, quindici minuti strappa lacrime che avevano, ed hanno, un intento scopertamente politico, convertire la vicenda in una sceneggiata napoletana per ottenere l’assoluzione popolare, prima di quella del Parlamento, dove dovrà spiegare perché per due anni la sua “fidanzata” ha fatto parte dello staff del Ministro ed è stata ricevuta, come ospite di riguardo nelle manifestazioni pubbliche di istituzionale.
La sceneggiata ha sofferto dell’assenza di smorfie, gesti e palesi ammiccamenti, il canovaccio liturgico dei caricaturisti napoletani, giganti dello spettacolo; Gennaro ‘o ministru ‘nnammurato ha dato tuttavia il meglio di sé. Le lacrime erano autentiche, conseguenza dello stress subìto, ma il resto no, non lo era, grazie a mamma Rai, sempre al servizio dei potenti di turno (e quelli pro-tempore sono molto esigenti). Gennaro è stato assolto, grazie alle lacrime e alla confessione? Può darsi, ma a quale prezzo: trasformare un Ministro della Repubblica in una marionetta vivente. La sceneggiata un danno l’ha fatto, Mamma RAI ha scippato all’assemblea del popolo, il Parlamento, il diritto-dovere di sapere e giudicare. E’ diventata una regola, niente di nuovo. L’intervista in sé è legittima, ma la modalità in cui si è svolta, senza contraddittorio né alcuna presenza critica, è scandalosamente compiacente.








