Il numero delle leggi vigenti in Italia supera il tetto di ventuno mila, cifra che fa balzare l’Italia in testa ad una virtuale graduatoria sulla produzione legislativa; le nazioni che ci seguono vantano una rassicurante distanza. Non è la sola criticità, all’interno di una legge di bilancio, l’ultima votata dal Parlamento, capita che ad un solo articolo vengano assegnati ben 869 commi. In un libro, “Governare le fragilità” (Mondadori), gli autori, Roberto Garofoli e Bernardo Giorgio Mattarella, citando alcuni dati emblematici, trattano questo tema che, oggi più che mai, rischia di mettere a repentaglio la competitività e i livelli di benessere del Paese.
Chi potrà capirci qualcosa in una rete fitta di norme collegate fra loro da fili così sottili da risultare pressocché invisibili. Eppure, saranno questi commi, arcipelago immenso di deliberazioni, a determinare eventi, azioni, scelte essenziali per la governance ad ogni livello.
Un episodio emblematico di tentativo di semplificazione normativa risale al marzo 2010, quando l’allora Ministro per la Semplificazione Normativa, Roberto Calderoli, organizzò un evento simbolico in cui diede alle fiamme una piramide di scatoloni rappresentanti 375.000 leggi e provvedimenti considerati inutili e abrogati dal governo. Nonostante l’impatto mediatico dell’iniziativa, la complessità normativa italiana è rimasta sostanzialmente invariata, con una proliferazione continua di leggi e regolamenti che rendono difficile l’interpretazione e l’applicazione delle norme.
Il panorama legislativo italiano è caratterizzato da una complessità normativa che, secondo stime dell’Ufficio studi della CGIA di Mestre, conta circa 160.000 norme, di cui oltre 71.000 approvate a livello nazionale e 89.000 dalle Regioni e dagli Enti locali. Questo groviglio legislativo è dieci volte superiore al numero complessivo di leggi presenti in Francia (7.000), Germania (5.500) e Regno Unito (3.000).
Il problema si trascina da decenni, ed invece di affrontarlo si complica sempre di più, perché larga parte della produzione legislativa si svolge con carattere di urgenza attraverso decreti leggi, e la fretta non è solo una cattiva consigliera, ma una fabbrica di errori, talvolta esiziali.








