(ISTAT, NetWork Digital 360, AIC) I capi azienda femmine in Sicilia sono il 34,2% del totale, superiore al valore medio nazionale pari al 31,4%. Le persone con meno di 40 anni alla guida delle aziende sono il 9,5% in Sicilia come in Italia. L’incidenza dei capi azienda femmine è abbastanza omogenea tra le province, con valori inferiori per Ragusa e Siracusa; quella degli under 40 supera il 12% a Enna e Ragusa.
In termini di parità di genere in campo imprenditoriale, l’Italia è ancora un passo indietro rispetto agli altri Paesi europei: secondo i dati ufficiali di Unioncamere, a fine settembre 2022 le aziende femminili erano più di 1 milione 342 mila, soltanto il 22,18% dell’imprenditoria italiana, mentre negli altri paesi dell’UE la percentuale media è intorno al 32%.
In Italia la presenza femminile nelle giovani società innovative è addirittura più ridotta che nelle aziende. Eppure alcune ricerche internazionali rivelano che le startup fondate anche da donne hanno maggiore probabilità di ricevere investimenti rispetto a quelle costituite da soli uomini. E altri studi sostengono che le donne sono più adatte a individuare i bisogni del mercato e a coglierne le opportunità.
In termini di parità di genere in campo imprenditoriale, l’Italia è ancora un passo indietro rispetto agli altri Paesi europei: secondo i dati ufficiali di Unioncamere, a fine settembre 2022 le aziende femminili erano più di 1 milione 342 mila, soltanto il 22,18% dell’imprenditoria italiana, mentre negli altri paesi dell’UE la percentuale media è intorno al 32%.
L’Italia è in linea con il resto dell’Occidente: soltanto un’attività imprenditoriale su sei è guidata da una donna. Nelle startup, a livello mondiale, la situazione non è diversa: negli Stati Uniti, terra di innovazione per eccellenza, il 71% non ha donne nel board e il 57% non ne ha nella cosiddetta C-Suite, le posizioni di vertice. Va meglio, invece, in Cina e Gran Bretagna. La forza lavoro mondiale è composta più da uomini che da donne e le lavoratrici, a parità di mansioni, guadagnano meno dei lavoratori. Quanto alle donne che fanno impresa, paradossalmente in Europa e in Nordamerica la situazione è peggiore che in Asia, dove in alcuni Paesi le imprenditrici sono più numerose degli imprenditori.
Nel nostro paese, il 67% dei cosiddetti “lavori di cura” è a carico delle donne e il supporto alle famiglie è ancora troppo poco strutturato. Nello European Gender Equality Index, l’indice che valuta la condizione della donna nei singoli stati dell’Unione europea, l’Italia si colloca solo al 14esimo posto, dal 2019 ad oggi il punteggio è addirittura sceso di 0,5 punti proprio nella categoria dedicata al lavoro, dove attualmente il nostro Paese ottiene 63,2 punti, collocandosi all’ultimo posto tra tutti gli Stati membri dell’Ue.
Una nota positiva arriva dal “Report Donne”, elaborato da Manageritalia sugli ultimi dati ufficiali resi disponibili dall’Inps, che fotografa i manager under 35 italiani dove le donne sono il 39% mentre tra i quadri, anticamera della dirigenza, le donne sono già il 32% in assoluto e il 40% tra gli under 35. Ma questa è la stessa fascia d’età femminile presa in esame dall’Istat per verificare che in Italia c’è un forte calo delle nascite. E’ l’altra faccia della medaglia, che ci mostra come dal 2008 il calo sia di 197mila unità (-34,2%). Appare chiaro come il sistema metta le donne di fronte a una scelta tra carriera e famiglia, che ha effetti su ognuna e su tutta la società.
Il dato siciliano sulle donne capi azienda, in questo scenario, va osservato con particolare attenzione. Va valutato l’effettivo ruolo esercitato dalle donne e se l’attribuzione del ruolo sia una scelta determinata da motivi di opportunità (fisco, attività esclusiva del coniuge, incentivi ecc).
Fonti e contruibuti: ISTAT, NetWork Digital 360, AIC