Sconfitto, bocciato, cacciato, prescritto, cancellato dalla storia del partito che conquistò l’Italia senza saperlo, in una sola parola vaffanculato dall’ultimo arrivato, l’avvocato del popolo e prof in giacca e cravatta, Beppe Grillo abbandona la scena, ma non il suo teatro. Il licenziamento è stato preceduto da una disputa politico-legale, combattuta sul terreno della liquidazione e della rendita da pensione, durante la quale il Movimento 5 Stelle ha conosciuto molti rovesci. Rimasto nelle vesti di giullare, ormai solo il “padrino”, non più il Vate, Beppe Grillo recitava da anni tutte le parti in commedia, disamorando il suo popolo: esortatore, punitore, designatore, fancazzista, manifattore e sfasciatore di governi.
Sopravvissuto come “garante” ben remunerato, ha alternato improvvise apparizioni in vitro e in presenza, attraverso il suo temutissimo blog, trascinando il primo esercito di postisti fra le onde emotive della geopolitica italiana con giullarate sbattute in faccia a tutti, come pomidori e uova lanciati agli attori nei teatri di periferia.
Spenta la piattaforma dei miracoli, Rousseau, scomparso il guru, Casalegno senior, visionario compagno di avventura, che l’aveva creato, facendone la sfera magica e la macchina dell’improbabile democrazia, Beppe Grillo indossa l’abito austero ed irrituale (per un giullare) di garante, senza ricevere un reale battesimo popolare, divenendo inesorabilmente un costoso padrino, cui obbedire nella buona e cattiva sorte, assiso sulla tolda di comando. Scaduto il tempo del vaffanculo, il Movimento è diventato partito, senza esserlo, e governato con gli ex nemici, a destra e a sinistra.
Di sconfitta in sconfitta il Movimento, privo di alcuni personaggi storici, ne ha sopportato i travagli, le giravolte, i dogmi, stringendo la cinghia e aggrappandosi all’uomo della Provvidenza, l’anti-Grilllo per parole, gesti, pensieri, filosofia di vita. Nessuno, come Giuseppe Conte, è più diverso da Beppe; il vaffanculismo, predicato e sempre più tradito, si è materializzato in partito, un luogo politico, progressista, una burocrazia che aspira a conquistare il territorio, risalendo una china scivolosa e nemica.
L’uomo che attraversò a nuoto lo Stretto di. Messina, prendendosi la Sicilia, con la stessa facilità di quanti l’avevano conquistata senza combattere, dai romani ai normanni, dagli americani alle lobby di politicanti, non morirà. Questa giullarata rende eterna la sua memoria e, insieme, gli ruba un luogo politico nelle pagine di storia. A nuoto si può guadagnare il bagnasciuga, risalire le dune di sabbie, attraversare periferie, parlare alle piazze presidiate da spettatori urlanti, ma non conquistano territori.
La caduta del giullare induce al sorriso gentile, non è compianto né nostalgia, ma umana comprensione.I giullari, in più, si amano fino a che ci saranno teatri e circo. Le luci della ribalta, infatti, non illuminano la storia, consacrano l’effimero e il contingente. I giullari restano fra noi, sempre e comunque, fino a che ci sono. In più, Beppe Grillo magari si inventa un altro personaggio: il Nemico Perfetto. Di chi? Naturalmente, Giuseppe Conte, detto Giuseppi.