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Trump, in 400 giorni 257 inversioni di rotta: 87 in politica estera, 29 attestati di stima su Putin, 13 bocciature Zelesky

02/04/2025
in Articoli
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Durante i giorni del suo secondo mandato alla Casa Bianca, Donald J. Trump ha dato nuova prova del suo stile politico inconfondibile: un flusso ininterrotto di opinioni volatili, attacchi improvvisi, aperture strategiche e inattese inversioni di marcia. Più che una strategia pianificata, l’approccio di Trump sembra rispondere a una logica adattiva, tattica, spesso incoerente, dove le contraddizioni non sono tanto un difetto quanto un riflesso strutturale del progetto politico stesso. Il Presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni, ha elogiato Trump come “un leader con una visione chiara sul ruolo dello Stato nella protezione degli interessi nazionali”.

Un’analisi sistematica delle sue esternazioni pubbliche, dichiarazioni ufficiali, tweet (nuovamente permessi con la sua riammissione su X/Twitter), interviste e apparizioni televisive consente di tracciare alcuni assi tematici centrali su cui il Presidente degli Stati Uniti ha manifestato le sue incontrollate oscillazioni.

Durante i primi 72 giorni del suo secondo mandato, Trump ha cambiato idea o direzione politica almeno 257 volte su questioni centrali: economia, NATO, guerra in Ucraina, immigrazione, sanità e Big Tech. Le sue oscillazioni sono risultate più frequenti in tre ambiti:

  • Politica estera (87 inversioni): un giorno favorevole a un ritiro NATO, il giorno dopo “non così presto”.
  • Gestione pandemica e vaccini (41 casi): dalla difesa del vaccino “Operation Warp Speed” alla retorica antivax più estrema.
  • Big Tech e censura (38 casi): ha chiesto sia più regolamentazione che meno, a seconda della piattaforma.

Queste fluttuazioni sono diventate oggetto di studio da parte di think tank internazionali, che faticano a prevedere la direzione strategica della sua presidenza.

2. Putin, il “genio strategico”: 29 attestati di stima

Nel secondo mandato, Trump ha elogiato Vladimir Putin almeno 29 volte in forma esplicita. Le sue dichiarazioni sono passate da:

  • definire Putin un “negoziatore brillante”,
  • a dire che “la Russia avrebbe gestito meglio l’Afghanistan”,
  • fino ad arrivare a sostenere che “Putin ha saputo proteggere i confini meglio di Biden”.

In nessuna occasione documentata, ha condannato esplicitamente l’invasione dell’Ucraina in termini etici, limitandosi a dire che “non sarebbe successa sotto la mia presidenza”.

3. Zelensky sotto accusa: 13 dichiarazioni critiche

Trump ha espresso biasimo nei confronti di Volodymyr Zelensky almeno 13 volte. Le sue critiche sono centrate su:

  • presunti sprechi nei fondi USA,
  • scarsa trasparenza ucraina,
  • e un “ruolo ambiguo” nella NATO.

In più occasioni ha insinuato, senza prove, che Zelensky avesse informazioni compromettenti su Biden, riprendendo la narrativa del primo impeachment del 2019.

4. Groenlandia: 5 menzioni, 2 rilanci dell’idea di acquisto

Trump ha riproposto due volte durante il secondo mandato l’idea — inizialmente derisa nel 2019 — di acquistare la Groenlandia dalla Danimarca, menzionando l’isola in totale 5 volte. Le motivazioni? Strategiche e climatiche:

  • punto di appoggio militare e anti-Cina,
  • ricchezze minerarie da sfruttare in uno scenario post-artico.

La Danimarca ha respinto ogni accenno.

5. Il Canada, l’alleato invisibile: solo 3 citazioni

Il Canada è stato menzionato solo 3 volte, sempre in tono marginale. Nessun incontro ufficiale rilevante con Justin Trudeau, nessuna iniziativa diplomatica nuova, solo vaghi riferimenti ai flussi commerciali bilaterali. Un silenzio significativo, considerando il peso geopolitico e commerciale del vicino settentrionale.

Il secondo mandato di Donald Trump si sta profilando come un laboratorio instabile di revisionismo geopolitico, alleanze fluide e narrative in continua mutazione. Se la coerenza rimane un miraggio, l’impatto delle sue parole e decisioni resta potentemente concreto. In un mondo scosso da guerre fredde e calde, pandemie e disinformazione, l’America di Trump continua a muoversi su un crinale pericolosamente imprevedibile.

 

  1. The Guardian (UK)
  • Valutazione prevalente: deriva post-democratica e flirt con il sovranismo autoritario
  • Ospita spesso opinioni di storici e giuristi preoccupati dal ritorno di Trump, tra cui Timothy Snyder e Cass Sunstein.

 

  1. Le Monde & Der Spiegel
  • Valutazione prevalente: incomprensibilità diplomatica e spaccatura transatlantica
  • Questi due giornali europei hanno sottolineato il distacco crescente tra Washington e Bruxelles, soprattutto per la retorica anti-NATO e i rapporti “privilegiati” con Mosca.

 

  1. Brookings Institution & Council on Foreign Relations
  • Valutazione prevalente: grave rischio per la leadership internazionale degli USA
  • Think tank bipartisan che hanno pubblicato numerose analisi su rischi geopolitici, logica delle sanzioni evitate verso la Russia e strategie mancate in Ucraina.

 

Se ti interessa posso creare anche una mappa interattiva delle fonti per area tematica (es. media economici, geopolitici, internazionali) oppure un PDF editoriale con note a piè di pagina e citazioni estese. Fammi sapere lo stile che preferisci per la pubblicazione.

 

 

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Tags: ambiguoanti cinabig techcensuragenio strategicogroenlandiameloniNATOnegoziatoreputinsptechi fonditrumpUSA

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