(Salvatore Parlagreco) Scrivo del Purgatorio, un luogo affollato. Ricorda quei treni giapponesi sui quali tutti cercano di salire, arrampicandosi uno sull’altro. Una domanda così alta si spiega. Tanti metterebbero la firma…Fatto l’esame di coscienza, nemmeno un sant’uomo è certo di andare in paradiso. Meno male che c’è il Purgatorio, non si sa mai.
Qualche delucidazione elementare anzitutto sul termine: “Purgatorio” deriva da “purgatorius”, che significa “purificare”. Le anime devono espiare in purgatorio i peccati commessi durante la vita terrena, prima di poter entrare in paradiso.
Sembra una servitù di passaggio. Una stazione di posta. Il cambio dei cavalli e si riprende il viaggio. Semplice, no? Manco per niente. L’immagine percepita è controversa, come la sua esistenza.
Un tale di cui non faccio il nome, mi ha detto che “I preti fanno bollire la pentola con le fiamme del purgatorio.” Anticlericalismo populista e cinico. Gli ho tolto il saluto per stare in pace con la coscienza e con il mio assistente spirituale. Ma mi ha fatto pensare. L’invenzione del purgatorio è il capolavoro politico ed economico di tutta la storia della Chiesa.”, sostenne, corrosivo Gianroberto Casaleggio , cofondatore dei Cinque Stelle, con Beppe Grillo. Esemplare nella sua rozzezza è Ambrose Bierce, uno che tagliava il pelo in quattro. Secondo lui il “Purgatorio è una “scomoda gattabuia dove le anime sono imprigionate finché un parente non le fa uscire pagando la cauzione.”
E allora? Alza la cornetta e ascolta il call center, suggerisce Virginia Raffaele, attrice comica intelligente: “„Per andare in Paradiso digita 2. Per il Purgatorio digita 5. Per l’Inferno digita 7. Per il Limbo resta in attesa” Eppure, eppure…Immaginate per un momento se non si fosse messo di mezzo Dante Alighieri. Senza la Divina Commedia chi avrebbe conoscenza del Purgatorio e dei suoi ospiti? E’ lui che ce l’ha mostrato in dettaglio. Nei sermoni domenicali i sacerdoti non ne fanno cenno, nei libri è raro trovare delle tracce. Dovremmo destreggiarci fra l’inferno e il paradiso. Un incubo…
Non fa notizia? Mah, forse. Sappiamo tutto sulla scoperta dell’America e su Cristoforo Colombo, non sappiamo nulla sulla scoperta del Purgatorio, prima che il sommo poeta e teologo, viaggiatore nella terra degli inferi, lo imponesse all’immaginario collettivo e lo rendesse popolare e in qualche misura ben accetto.Ben accetto, proprio così. E’ più ragionevole dell’inferno, avvertì Giordano Bruno. Perché sebbene il fuoco fosse eterno nel Purgatorio, la pena non lo è. Gli ospiti del Purgatorio, incontrati da Dante Alighieri, ci fanno ragionare sulla condizione umana: il dottor Jekill e Mr Hyde che è in ognuno di noi.
Delle tre cantiche della Divina Commedia, Inferno Purgatorio e Paradiso, è il Purgatorio che predilissi, da studente. E con me molti altri. Anche perché arriva nel penultimo anno di liceo, e l’incubo della maturità è lontano.
Il fascino dell’inferno? Innegabile. Tuttavia.
E poi Paolo e Francesca, galeotto fu il libro… Il conte Ugolino…
La bocca sollevò dal fiero pasto
quel peccator, forbendola a’capelli
del capo ch’elli avea di retro guasto. 3
La nascita del Purgatorio ebbe serie implicazioni. Onori ed oneri, insomma. Senza di esso la chiesa si sarebbe risparmiata molti guai, in compenso i cristiani non sarebbero sfuggiti alle punizioni eterne. Per quanto mi riguarda, è un bene che sia stato proclamato con tutti gli onori. Come è bene che ci sia l’America.
L’esistenza del Purgatorio non affonda le sue origini nella notte dei tempi, non è nato con la predicazione del Messia, è un territorio giovane, formalmente evocato, scoperto, da Papa Innocenzo due secoli dopo l’anno Mille, grazie alle tracce indelebili lasciate da Papa Gregorio Magno, l’investigatore che ne aveva individuato l’ubicazione circa cinque-sei secoli prima.
Dubitate di ciò che dico? Non vi sentite in colpa, comunque. Anche a me capitò di rimanerci male quando appresi la notizia, leggendo un grande libro di storia medievale, di cui vi parlerò in seguito.
Per sei secoli, appresi anche, la Sicilia ha ospitato il nascente Purgatorio cristiano. Fino a che non è stato trasferito in una caverna irlandese da San Patrizio. Una sorta di emigrazione forzata.
Una fake news?
Non è così. Il Purgatorio è una scelta terrena, molto terrena. Del Purtatorio non s’era traccia prima che Papa Gregorio Magno speculasse sulla sua esistenza. O meglio, sulla necessità della sua esistenza.
“Più che in tutti gli altri luoghi, è in Sicilia che si sono aperte le marmitte dei tormenti che sputano fuoco…”, fa dire Gregorio Magno al suo fittizio interlocutore, il monaco Pietro, nei Dialoghi, la sua opera maggiore.
I crateri dei vulcani siciliani nella geografia dell’oltretomba, dal VI al XII secolo, sono le porte di un ambiguo inferno, cui possono accedere gli uomini che non avendo le carte in regola per andare in Paradiso, possono vantare qualche benemerenza per evitare l’inferno. E’ perciò un Purgatorio in embrione. Papa Innocenzo III, proclamandone l’esistenza, ne definirà compiti e funzioni. Nascendo con tanto di bolla Pontificia, il Purgatorio lascerà la Sicilia. E si trasferirà in Irlanda.
Lo storico francese Jacques Le Goff percorre le confuse fasi del suo concepimento in un’opera immeritatamente trascurata, La Nascita del Purgatorio (Einaudi, 1982). Grazie a Le Goff sappiamo che la mappa dell’aldilà è stata continuamente aggiornata durante i primi secoli della cristianità. Il luogo dell’espiazione infatti non è nato da un giorno all’altro,la ricerca della sua dimora terrena più propizia è stata faticosa, ha conosciuto vicende alterne, ed un epilogo inaspettato, legato ai bisogni materiali e spirituali della Chiesa.
Nella metà del VI secolo perciò non c’è ancora un aldilà per i peccatori redimibili. O l’Inferno o il Paradiso. Tertium non datur. Meglio di niente? Eh, no! L’oltretomba cristiano, vigente il peccato originale, era uno solo, l’Inferno. Il sacrificio del figlio di Dio spalancherà le porte del Paradiso ai credenti ed ai puri di cuore. Le fauci dell’Inferno, di conseguenza, avrebbero continuato a lungo ad ingoiare le anime di quelli che non sono stati “del tutto buoni” o “del tutto cattivi”.
L’aldilà infernale, tuttavia, non è mai stato uguale per tutti; aveva – diremmo oggi – ospiti in classe turistica e altri sistemati più comodamente in business class. I giusti abitavano i piani superiori dell’Inferno senza subire tormenti, in attesa del Paradiso, gli ingiusti erano scaraventati nei piani bassi e pativano punizioni severe a causa delle loro dissennatezze.
Ma questa separazione oltre che ingiusta è vaga, i confini non sono netti, aperti alle raccomandazioni magari. Bisogna offrire una concreta speranza di redenzione, rifletteva il braintrust cattolico, lo staff pensante insomma. Speranza anche per chi compie il viaggio eterno in business class. Nemmeno coloro che stanno in alto, i redimibili e qualche raccomandato, non possono mai varcare la soglia del Paradiso.
Stretta nella morsa fra il Paradiso e l’Inferno, che rende immutabile il destino degli uomini e superfluo il ruolo del sacerdozio, la Chiesa s’ingegna per cercare un nuovo aldilà verso cui dirigere le anime dei redimibili, così da offrire loro ristoro. E magari placare i sensi di colpa dei viventi.
Papa Gregorio Magno guida il braintrust, del quale idealmente fanno parte Clemente Alessandro, Origene e Agostino. Per due secoli il volto del Purgatorio, ricorda Le Goff, muterà con il mutare dei bisogni materiali e spirituali; si alterneranno il Purgatorio infernale e il Purgatorio paradisiaco, senza che alcuno riesca ad insediarsi stabilmente. Questa incertezza fa sì che i vulcani siciliani ospitino sia le anime dei redimibili quanto quelle dei dannati.
Pontefice Gregorio Magno usa le voragini di fuoco siciliane per il suo pollice verso, il Purgatorio infernale, come monito per gli ingiusti e i nemici della Chiesa, più che come luogo di redenzione. Servendosi di un sant’uomo del suo tempo, il re gotico Teodorico, per ammonire le anime prave. Lo coglie nella sua visione sull’orlo del cratere dell’Etna mentre sta per essere buttato giù e bruciare in eterno.
Il controverso Gregorio mantiene nell’Isola la dimora purgatoriale con requisiti infernali, adatti ai bisogni del braccio secolare, confermando di fatto la tradizionale geografia dell’aldilà, ma senza rinunciare al suo ruolo salvifico. Da questo empasse tenterà di uscire. Gregorio si rende conto che la Chiesa non può restare abbarbicata al fuoco eterno. E’una strada senza uscita. Essendo un aristocratico oltre che un teologo illuminato, e pressato dal bisogno di intraprendere una strada nuova, Gregorio giunge ad una sorprendente conclusione: l’Inferno non è uno solo, sono due. Le anime che legittimamente aspirano al Paradiso sono accolte in luoghi confortevoli ed attendono di trovarsi al cospetto dell’Onnipotente senza subire supplizi, altrimenti il nuovo aldilà sarebbe una copia incolore dell’antico Inferno. Nei piani bassi vanno le anime che portano sulle spalle il peso di molte colpe e devono patire la giusta punizione.
Durante l’incubazione nasce un Inferno purgatoriale, al quale viene concessa una dimora. Gregorio ha una idea stravagante: dovrebbe assomigliare a una stazione termale. Avete capito bene, una stazione termale.
Una risatina è consentita, il dileggio no. Siamo altrove.
Non bisogna trarre conclusioni affrettate. Non c’è alcuna abiura dei supplizi per i peccatori, né una assoluzione per chi si pente, tutt’altro.
La minaccia del fuoco eterno resta palpabile: Gregorio legittima i vulcani siciliani come luoghi degni per rappresentarla. La conseguenza? Essendo la dimora più adatta per punire i peccatori, la Sicilia è la meno adatta ad ospitare il nascente Purgatorio di transizione.
La geografia variabile dell’aldilà non è il cruccio prevalente del papa teologo. A chi vuole sfuggire o alleviare le fiamme del Purgatorio, servono le preghiere. Spetta ai vivi impetrare la salvezza dell’anima dei defunti, ed alla Chiesa stimolare la compassione dei sopravvissuti. In cambio di attenzione. E non solo.
Gregorio apre così, timidamente, la porta della speranza e della misericordia. E del Potere. Il cammino è accidentato. I viaggi immaginari nell’aldilà di monaci e teologi nei secoli a venire correggeranno e modificheranno ancora la cartografia dell’aldilà. Giuliano di Valzery vede nella Sicilia il luogo della purgazione. “…i reprobi arsi dalla geenna”, e nel suo monito sulfureo, “sono chiamati etnici dalla parola Etna…e conosceranno travagli lunghi e penosi dopo la morte del corpo”.
E il domenicano Stefano di Bourbon trascinerà il Purgatorio siciliano nell’Inferno, eleggendo l’Etna ad unico luogo dei castighi.
Ma il monaco irlandese Patrizio gli contrapporrà una ospitale e generosa caverna in terra d’Irlanda, conosciuta come il pozzo di San Patrizio, luogo di benessere e ricchezza. Di un luogo siffatto si sente la urgente necessità per soddisfare i bisogni di una Chiesa povera e disarmata. Fino a che arriva Papa Innocenzo III, che rompe ogni indugio nel XII secolo, proclamando l’esistenza del Purgatorio come luogo dell’espiazione (per i mediocremente buoni) e della propiziazione (per i mediocremente cattivi).
Compromessi con l’Inferno di Gregorio Magno, Valzery e Bourbon, i vulcani siciliani non saranno più, da allora, il luogo della redenzione. L’antico Inferno, commenta Le Goff, sbarra la strada al giovane Purgatorio siciliano. Passerà un secolo, Dante Alighieri trasferisce altrove i luoghi dell’aldilà. Durante il suo viaggio di purificazione verso la salvezza il sommo poeta troverà il Purgatorio agli antipodi dell’Inferno, nell’emisfero australe, in mezzo al mare. E’ un monte a forma conica sopra la quale c’è il Paradiso. L’Inferno è sotto, la città di Gerusalemme. L’Etna, grazie a Dio, è stata sfrattata dall’oltretomba. Forse per questo motivo è riuscita a guadagnarsi la fama di unico vulcano misericordioso del pianeta. Ruggisce, borbotta, fa qualche danno, ma senza esagerare. Cane che abbaia, come si dice, non morde. Una specie di post scriptum in coda. Le informazioni da me raccolte sul Purgatorio non hanno intaccato minimamente la mia fede in Dio e la mia comprensione umana verso coloro che nei secoli lo servono. Il Padreterno non c’entra nulla con le giravolte, in qualche caso maldestre, di noi umani. Il libero arbitrio, sapete com’è, no?
E mi raccomando, non vi date alla pazza gioia. La fase due è tradimentosa. Potrebbe gettarvi nell’inferno, se vi comportate male, e fate danno. Altro che Purgatorio.