Quali possibili soluzioni potremmo adottare per ridurre il fenomeno della disinibizione online e dell’odio virtuale? La riduzione del fenomeno richiede un approccio multidimensionale che coinvolga aspetti giuridici, psicologici, educativi, sociali e tecnologici. Una delle strategie più efficaci è investire nell’educazione digitale e nell’alfabetizzazione emotiva. Molte persone non sono consapevoli dell’impatto che le loro parole possono avere online, in parte a causa della mancanza di feedback immediato come nella comunicazione faccia a faccia. E quelle che lo sono, hanno obiettivi da raggiungere, spesso fuori dalla legalità. I complottisti, in servizio permanente, per esempio, affollano il video, senza freni.
Gli appelli alla cultura della responsabilità personale, all’etica on line e alla competenza mediatica, alfine di distinguere informazioni attendibili da quelle manipolative o provocatorie, che spesso alimentano il clima di aggressività, alla penalizzazione di comportamenti tossici, come la sospensione temporanea dell’account o la riduzione di privilegi, si sono rivelati inefficaci; la proposta di ridurre drasticamente l’anonimato ha incontrato irriducibili oppositori. Anche la verifica dell’identità per l’accesso a certe funzioni, che potrebbe costituire un disincentivo e permetterebbe alle piattaforme di sapere chi c’è dietro ogni account, riducendo l’uso di profili falsi o anonimi per diffondere odio, ha avuto solo timide applicazioni.
Il populismo penale ha lasciato fuori dal suo bersaglio le caverne social, che godono così di impunità. Per affrontare efficacemente il fenomeno è necessario implementare una combinazione di misure che includano interventi legali, educativi e tecnologici, coinvolgendo tanto le piattaforme digitali quanto le istituzioni governative.
Gli stati dovrebbero collaborare con le piattaforme social per creare leggi più severe che penalizzino chi diffonde odio online, con pene pecuniarie significative o azioni legali per i trasgressori recidivi. La cooperazione internazionale sarebbe cruciale per regolamentare piattaforme globali e garantire l’applicazione di tali leggi.
Sebbene l’anonimato sia un diritto da tutelare in alcuni contesti, l’obbligo di verificare l’identità per partecipare a discussioni pubbliche e politiche potrebbe dissuadere comportamenti tossici. La trasparenza e la responsabilità dietro i profili renderebbero più difficile agli utenti abusare della loro libertà.