Mattia Feltri, firma della Stampa, ha assegnato a Beppe Grillo il ruolo di patroni della rivoluzione, ed a Giuseppe Conte, quello di patrocinatore del popolo, per disegnare una mappa semplificata del Movimento 5 Stelle, rebus sic stantibus. Le due anime, qualcuno ne deduce, legittimamente. Ma non è così, l’anima non c’entra affatto. Si tratta di due schieramenti politici, che hanno l’identità di personaggi che ne rappresentano le ragioni, le volontà e, se volete, gli obiettivi, aldilà della disputa personale.
C’è certamente dell’altro, il garante disarcionato e l’avvocato del popolo in trincea, determinato a restare sulla tolda di comando, ma per una comprensione che superi la baruffa e la sete di potere, occorre guardare oltre. La disputa provocherò una secessione, più che una separazione, una scissione. Il distacco, divisione, spaccatura sarà ampio ed incolmabile. Nasceranno due schieramenti: un movimento, con un compito impossibile, riportare in vita il “vaffa” (ne bis in idem, non due volte per la medesima cosa), ed un partito, strutturato, ma erede di due esperienze assai. diverse, egualmente rilevanti, quella movimentista e l’altra, governativa, passato dall’utopia del “fare da soli” al governo con vari compagni di viaggio (Lega, Partito Democratico, Draghi). Fra il movimento, da rimettere in circolo, ed il partito che dosa sapientemente pozioni di opposizione senza se e senza con il pragmatismo più concreto, non correrà buon sangue.
Gli ex rivoluzionari rimasti con il patrocinatore del popolo, larga maggioranza nel M5S, sono diventati nomenclatura; gli altri, ai margini, sognano il flash back.
Che succederà?
Avremo un altro partito, dominato da Beppe Grillo; movimentista, ma partito. A meno che…Per metterne in piedi uno ci vogliono i soldi. Dove li trova Grillo?