Chi si fosse soffermato, magari casualmente, sulla seduta del Senato dedicata al question time, l’attività ispettiva, ripresa dalla Rai sulla terza rete, la settimana scorsa, avrebbe tratto la sensazione che la Camera alta della Repubblica italiana sia un presidio del genere femminile. Le telecamere hanno inquadrato in primo piano a lungo, con qualche rara pausa, due file di banchi nei quali sedevano prevalentemente senatrici.
Lo spettatore casuale, disinformato sulla composizione delle Camere, avrebbe appreso che il nostro Paese ha alzato l’asticella, quanto alla parità di genere, non sapendo che la presenza maschile occupa i due terzo del Senato. Il telespettatore informato avrebbe riflettuto piuttosto sull’indugio delle telecamere verso i volti femminili del Senato, e sospettato una regia intenzionata a mostrare un Senato femminile alla faccia del patriarcato e delle tante narrazioni che falserebbero lo stato delle cose, o creduto in un impegno virtuoso delle donne-parlamentari.
Andiamo, a questo punto, fuori dal seminato, e proviamo a considerare l’effetto distorcente della realtà, cioè la rappresentazione di un evento con le sue consuetudini tecniche, professionali, e le casualità cui esso risponde. Lasciando da parte i sospettosi per indole, mestiere e tifoseria, occupiamoci dei telespettatori appartenenti alla prateria dei comuni mortali: quale impatto sulla percezione provoca la visione, corretta ed onesta, di una trasmissione televisiva dedicata ad una seduta parlamentare? Nessuna regia, nessuna manipolazione, nessuna partigianeria né intento politico. C’è un problema: questa circostanza non può esistere, è irreale.
Nella realtà accade che accanto agli interroganti durante le sedute dedicate al question time siede un piccolo manipolo di parlamentari, perché sarebbe disdicevole mostrare la sua solitudine durante la diretta televisiva: esso avrebbe un effetto negativo sull’immagine del gruppo parlamentare di appartenenza. Un aiutino, dunque, innocente. E’ casuale che accanto alla interrogante ci fosse quattro o sei senatrici? Non lo sapremo mai. L’intelligenza artificiale si affida al calcolo delle probabilità per realizzare i concetti, anche quando si serve di un oceano di informazioni: per fortuna, l’improbabile continua ad esistere.
Chi non ha alcun filtro e osserva ciò che accade, fuori e dentro un’aula parlamentare, sprovvisto di quegli elementi che permettano una comparazione ed una costruzione complessa degli eventi, seppur semplici, si consegna alla realtà, mai del tutto asettica, neutrale, onesta, bensì il risultato imprevedibile di circostanze prevedibili.
Se non abbiamo filtri siamo alla mercé degli eventi, ai quali attribuiamo la colpa delle nostre incomprensioni. Insomma, nudi e crudi, siamo sopraffatti senza averne coscienza dalla realtà, che ci impone valori, pregiudizi, bugie.
Beh, per quanto mi riguarda, pur possedendo un discreto bagaglio di conoscenze, dopo avere seguito la seduta d’aula del Senato con la impronta femminile, ho rafforzato la mia idea che le donne, non solo le senatrici, fanno sempre sul serio ciò che fanno.
Non devo disperare, un margine bisogna pur lasciarlo alla…automanipolazione.