Caterina, non è il suo vero nome, da anni aiuta a rendere decorosa la casa in cui abita un mio caro amico, che di lei parla con accenti positivi: è molto sveglia, ha un senso pratico invidiabile, una manualità eccellente, si sbraccia per figli e nipotini, ha un fratello gay che adora, vive i suoi acciacchi (alla soglia dei 60 anni) senza strapparsi le vesti. La sua è una intelligenza diversa, sostiene il mio amico, ma non sa spiegare in che cosa consista questa diversità.
Mi è capitato d’incontrarla, a casa del mio fortunato amico, ed ho avuto modo di parlarle. C’era la televisione accesa e il telegiornale di Sky 24 in onda; una telecronista informava sulle condizioni di Papa Francesco, ricoverato al Gemelli da quasi tre settimane.
“Secondo me è morto”, ha detto Caterina, mentre spolverava il cuscino.
“No, è malato e sta meglio…”, la informo.
“Dicono tutti che è morto…”, lei ribadisce, sicura. “Un amico di mio marito, che conosce l’ospedale, dice che è arrivato al decimo piano senza incontrare resistenze, se ci fosse lui non sarebbe stato possibile…”
“Perché dovrebbero nascondercelo?”, le chiedo, bbanalmente.
“Per me è. Morto”, ripete Caterina.
Scrollo le spalle, accenno un gesto d’impazienza, e lei riprende.
“L’ha detto pure Corona…”
“Corona, chi?
“Il fotografo, quello…”
“Un bel tipo, e lei gli crederebbe se l’avesse detto? Ci sono decine di giornalisti che stanno attorno all’ospedale Gemelli giorno e notte…Come fa a credere a queste cose”.
Il mio stupore crescente deve essersi fatto strada, modificando il mio sguardo, il tono, il gesto. Mi sono pure alzato dalla poltroncina in cui sedevo comodamente senza un perché.
“Perché v’inventate le cose…”, domando con tono di rimprovero.
Non parlo più a lei, ma a quelli come lei. Segno di supponenza, forse peggio…
Caterina non ascolta, abbandona il piumino al suo destino e recupera il cellulare poggiato sullo scaffale all’angolo, maneggia per un po’ distrattamente, si capisce che il suo rapporto con il device è intenso, e mostra una immagine con didascalia: Bergoglio è morto. Gli occhi di Caterina tradiscono il compiacimento. Non per la dipartita del Pontefice, ma per il trionfo della “sua” verità
“Falso”, urlo. “Ormai fanno video, fotografie, notizie false…Ci sono decine di persone che accudiscono ed avvicinano il Papa”.
Caterina si zittisce, ma sento che le mie parole non fanno breccia.
I fatti non contano niente, il loro racconto visivo non conta niente. E non riesco a farmene una ragione. Non ho fatto altro in vita mia, informare per mestiere, e mi tocca di prendere atto che la materia prima, i fatti, non fanno più notizia. Il pensiero corre altrove, all’America di Donald Trump, all’Italia di Matteo Salvini, a quell’incontenibile effluvio di menzogne che ogni giorno precipitano sulle nostre teste. Se le fake hanno fatto breccia in persone come Caterina, donna intelligente e concreta, non c’è più alcuna diga di contenimento.
La realtà che vive Caterina non è la mia realtà, è vero. Ma perché stupirmi? La verità è morta da tempo, il decesso non è stato certificato, ma è un dettaglio. Le menzogne galoppano quando non si sa niente di quello che accade, così si può negare impunemente l’esistenza di ciò che esiste: la scienza, il clima, i diritti, la manipolazione.
Il Presidente degli Stati Uniti vieta l’uso ufficiale di parole che possono competere con le menzogne. Sono i garanti istituzionali della verità a diffondere menzogne, utilizzando i simboli ed il carisma delle istituzioni che rappresentano. Quando l’umanità diviene gregge, vuole il Capo. L’ho letto e sentito altre volte. Si dispone a credere alle parole del Capo; rinuncia a pensare, a ascoltare, vedere.
Caterina mi ha costretto ad un reset della realtà. L’avevo persa di vista anch’io.