La celebrazione delle esequie di papa Francesco, avvenuta nel 2025 in una Piazza San Pietro gremita e al contempo rigidamente divisa per colori e ruoli, ha offerto un’immagine potente ma anche inquietante dell’attuale ecclesiologia romana: una piazza senza donne nei luoghi di potere liturgico. Un’immagine che resterà, paradossalmente, una delle più potenti del pontificato di Francesco: non per quello che mostrava, ma per quello che mancava.
L’immensa piazza di San Pietro, commossa ma maschile nella sua coreografia, ha testimoniato visivamente non solo l’assenza delle donne nella liturgia cattolica romana, ma anche la complessa eredità di un pontefice che ha tentato di riformare senza rifondare. Al funerale di papa Francesco (nato Jorge Mario Bergoglio), celebrato il 6 aprile 2025, l’impatto visivo fu immediato: una vasta distesa di porpore cardinalizie, il bianco del clero ordinato, il nero dei capi di Stato e dei dignitari. Nessuna donna partecipava in ruoli ministeriali visibili. Le immagini, diffuse capillarmente dai media globali, resero palpabile un interrogativo che accompagna da decenni il dibattito ecclesiale: quale posto reale viene riconosciuto alle donne nella Chiesa cattolica romana?
Durante il suo lungo pontificato (2013–2025), Francesco aveva operato rilevanti aperture verso una maggiore valorizzazione della donna nella Chiesa. Tra gli atti più significativi:
- La modifica del can. 230 §1 del Codice di Diritto Canonico (2021), che ha consentito ufficialmente anche alle donne l’accesso ai ministeri istituiti di lettorato e accolitato.
- La creazione della Commissione per lo studio del diaconato femminile (2016, rinnovata nel 2020 e nel 2023), il cui esito tuttavia si è rivelato interlocutorio, senza approdare a una decisione normativa.
- Nomine di donne laiche in ruoli apicali presso dicasteri della Curia romana, come suor Nathalie Becquart, sottosegretaria del Sinodo dei Vescovi (2021), e suor Alessandra Smerilli, segretaria del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale.
Eppure, Francesco non ha mai voluto o potuto procedere oltre: l’ordinazione sacerdotale delle donne è rimasta un tabù. In più occasioni, egli ha ribadito quanto stabilito da Ordinatio Sacerdotalis (1994) di Giovanni Paolo II, secondo cui “la Chiesa non ha in alcun modo la facoltà di conferire alle donne l’ordinazione sacerdotale” (§4).
Come scrive Massimo Faggioli, “Francesco ha scardinato il clericalismo senza scardinare il clero” (The Church and the Women Question under Pope Francis, 2024). Il risultato è un’ecclesiologia rinnovata nei toni, ma non nelle strutture sacramentali.
In contrasto con Roma, molte confessioni cristiane hanno da tempo accolto il ministero ordinato delle donne:
- La Comunione Anglicana ordinò le prime donne sacerdotesse già negli anni ’70 (ad esempio, Florence Li Tim-Oi, 1944, in circostanze eccezionali; ordinazioni ufficiali diffuse dal 1976).
- La Chiesa Evangelica Luterana ha donne vescovo sin dagli anni ’90, come Margot Käßmann in Germania.
- Le Chiese Ortodosse hanno intrapreso recenti studi sulla reintegrazione del diaconato femminile, pur mantenendo il sacerdozio maschile.
- Le Chiese veterocattoliche dell’Unione di Utrecht ordinano regolarmente donne sacerdotesse.
Questa evoluzione ha creato non solo una differenza teologica ma anche uno scarto culturale e sociale crescente tra la Chiesa cattolica e gran parte del mondo occidentale contemporaneo. Il silenzio liturgico sulle donne durante il funerale di Francesco appare perciò come il simbolo di una battaglia mancata. Non tanto una sconfitta personale — Francesco non ha mai preteso di forzare i confini dogmatici stabiliti dai suoi predecessori — quanto una resa a una concezione di “tradizione”.
Il gesto forse più eloquente è stato il suo sostegno al processo sinodale mondiale (2021–2024), in cui molte Chiese locali, specialmente in Germania e Australia, hanno chiesto con forza una revisione della posizione sulla ministerialità femminile. Ma la sintesi finale del Sinodo dei Vescovi (ottobre 2024) ha scelto di rinviare ogni decisione, citando la necessità di “ulteriori approfondimenti teologici”. Come ha osservato la teologa Serena Noceti:”Francesco ha aperto cammini senza chiuderli. Ha dischiuso spazi di parola per le donne, ma ha lasciato inalterati (o dovuto lasciare) i luoghi del potere sacramentale” (Il volto della Chiesa che cambia, 2025).