Il “galoppo alla Gish” è una tecnica retorica in cui un argomentatore presenta rapidamente una serie di affermazioni false o fuorvianti, in modo che l’avversario non abbia tempo sufficiente per confutare ciascuna di esse. Per affrontare il problema del complottismo, armato di teorie false e della tecnica del “galoppo alla Gish”, vari studi recenti hanno analizzato strategie efficaci per combattere la disinformazione. Un modo efficace per rispondere a questa tecnica è focalizzarsi non sul confutare ogni singola affermazione, ma piuttosto scomporre l’intero impianto argomentativo dimostrando la sua debolezza logica complessiva. Diversi studi suggeriscono che è fondamentale educare le persone su come funziona la disinformazione e sul suo impatto psicologico, specialmente tra coloro che tendono a credere alle teorie del complotto. Alla base della credenza nelle teorie del complotto, evidenziando il bisogno di controllo e certezza.
Un approccio chiave per combattere le fake news è il “prebunking”, ovvero una sorta di vaccinazione cognitiva contro la disinformazione. Il concetto di prebunking prevede che le persone vengano esposte preventivamente alle tecniche di manipolazione delle informazioni, imparando a riconoscere i segnali che indicano una possibile fake news.
Le cause di questo atteggiamento mentale sono di varia natura, largo e con tante variabili il contesto dei complottisti in servizio permanente. Le teorie del complotto possono fornire un senso di comunità o appartenenza a coloro che vi credono. Per alcune persone, essere parte di un gruppo che condivide credenze “alternative” può rafforzare la propria identità e differenziarle dalla massa, conferendo un senso di unicità e superiorità intellettuale. A prescindere dalle credenze religiose, delle culture originarie, delle scelte propriamennte politiche, si stabilisce una sorta di collante fra i teorici del complotto. Le potenzialità di questa indecifrabile comunità sono perciò illimitate, cosicché la tendenza alla crescità non sembra conoscere pause.Proviame a selezionare le categorie prevalenti.
Una spiegazione che ne racchiede tante può essere la seguente: le teorie del complotto offrono un quadro che sembra dare ordine al caos, riducendo temporaneamente l’angoscia. In momenti di crisi, come durante pandemie o disastri naturali, l’incertezza e l’ansia possono spingere le persone verso spiegazioni cospirative.
C’è tanto altro.
Individui che hanno poca fiducia nei governi, nelle autorità scientifiche o nei media ufficiali sono più inclini a credere che ci siano cospirazioni nascoste. Questa sfiducia si amplifica quando tali istituzioni sono percepite come corrotte o incompetenti.
Alcuni individui sono più predisposti a vedere modelli e connessioni che non esistono, una caratteristica legata alla paranoia. Questi individui tendono a credere che ci siano forze nascoste che orchestrano eventi a loro insaputa, alimentando una visione del mondo cospirativa.
Le persone, inoltre, tendono a cercare, interpretare e ricordare informazioni che confermano le loro credenze preesistenti, ignorando o respingendo prove contrarie. Anche il bias di proporzionalità, che porta a credere che eventi grandi e complessi debbano avere cause altrettanto grandi e complesse, gioca un ruolo significativo.
Alcuni individui invero sembrano più predisposti a vedere modelli e connessioni che non esistono, una caratteristica legata alla paranoia. Questi individui tendono a credere che ci siano forze nascoste che orchestrano eventi a loro insaputa, alimentando una visione del mondo cospirativa
Le persone che non sono in grado di distinguere tra fonti affidabili e non, o che non possiedono competenze di pensiero critico, sono più vulnerabili alla disinformazione. La scarsa conoscenza scientifica o storica può rendere difficile valutare la veridicità delle informazioni.
Se si conoscono le cause e il contesto in cui il complottismo trova terreno fertile, poco o niente si sa degli strumenti messi in campo per batterlo e ridare un quadro di riferimento veritiero all’opinione pubblica, evitando che teorie senza fondamento manipolino ed inquinano al punto da radicalizzare individui e gruppi, facendone potenziali nemici delle istituzioni e della società in cui vivono.