L’era Trump ha segnato profondi cambiamenti nella geopolitica globale, dopo il primo mandato presidenziale, concluso circa quattro anni or sono. trasformando alleanze storiche e spostando l’asse delle priorità internazionali, on il cosiddetto Patto di Abramo. Il suo impatto si percepisce ancora, soprattutto nelle aree strategiche del Mediterraneo, e per un’isola come la Sicilia, baricentro geopolitico, con il nuovo mandato le conseguenze possono essere significative.
La Sicilia è da sempre uno snodo cruciale tra Oriente e Occidente, una porta d’accesso tra l’Europa e l’Africa. Con l’intensificarsi dei conflitti economici e militari nell’area mediterranea, lo status strategico dell’isola si rafforza ulteriormente. Le basi NATO, come quella di Sigonella, svolgono un ruolo chiave nella gestione della sicurezza e del monitoraggio marittimo e aereo nel Mediterraneo. (Sigonella, Muos Niscemi).Il Muos (Mobile Users Objective System) ha una rilevanza planetaria nel sistema di difesa statunitense. ed è stato ubicato presso la già esistente base USA denominata NRTF (Naval Radio Transmitter Facility) nel Comune di Niscemi, a pochi chilometri da Gela. Si tratta di un sistema di telecomunicazioni, a copertura mondiale, che dovrà consentire il collegamento tra qualsiasi unità mobile dell’esercito USA, sia che si tratti di unità operanti in zone di pace o di guerra vera e propria (vedi Afghanistan), con altre unità mobili e con i centri di comando e controllo militari statunitensi sparsi nel mondo. Il “prime contractor” del sistema è la statunitense Lockeed – Martin, colosso mondiale degli armamenti.
È plausibile attendersi che questa funzione cresca nel tempo, con un impatto sull’economia locale, anche in termini di occupazione. Tuttavia, queste basi militari possono anche rappresentare un bersaglio in caso di crescenti tensioni internazionali, esponendo la Sicilia a rischi finora poco percepiti.
L’economia siciliana ha vissuto storicamente alti e bassi, e la pandemia ha aggravato una crisi già in atto. In questo contesto, il turismo, pur essendo una risorsa vitale, non può essere l’unico motore di sviluppo. L’era Trump ha portato a un “disaccoppiamento” tra le economie occidentali e quelle asiatiche, spingendo le aziende europee a rivalutare le proprie catene di fornitura. Questo potrebbe offrire un’opportunità alla Sicilia, che potrebbe emergere come hub di distribuzione tra Asia e Occidente, in virtù della sua posizione strategica . Tuttavia, per attrarre investimenti, sarebbe necessario un intervento serio nelle infrastrutture e nella gestione dei fondi europei. Una Sicilia ben collegata non solo fisicamente ma anche digitalmente potrebbe diventare un centro nevralgico non solo per la logistica, ma anche per le tecnologie emergenti.
Le fibre ottiche che attraversano la Sicilia sono uno snodo fondamentale delle reti globali di comunicazione. In un’era dove la guerra cibernetica è un nuovo campo di battaglia, queste infrastrutture potrebbero diventare obiettivo di attacchi o di interessi strategici da parte delle potenze globali. La presenza di cavi sottomarini nell’isola non è solo un elemento tecnico: si tratta di un’infrastruttura che garantisce la comunicazione e il flusso di dati tra continenti. Questo significa che la Sicilia, non solo come base militare, ma anche come nodo digitale, diventa un tassello vitale nella sicurezza cibernetica dell’intero Mediterraneo. Potrebbe essere auspicabile un intervento dello Stato italiano e dei partner europei per rafforzare la sicurezza di queste reti e renderle maggiormente resilienti.
La Sicilia è una delle frontiere più esposte dell’Europa per quanto riguarda i flussi migratori dal Nord Africa. Con il cambiamento climatico aumenta l’instabilità in vaste aree dell’Africa e del Medio Oriente, ci si aspetta che queste dinamiche migratorie si intensifichino, portando nuovi flussi di persone in cerca di una vita migliore. Mentre in passato l’approccio dell’amministrazione Trump ha cercato di limitare i flussi migratori attraverso un controllo rigido dei confini, la realtà della Sicilia richiede una gestione sensibile e strutturata del fenomeno. Una gestione che, piuttosto che costruire barriere, favorisca integrazione e coesione sociale, puntando su politiche di sviluppo sia nell’area euro-mediterranea che nelle economie dei Paesi d’origine dei migranti.
In definitiva, l’Isola rappresenta una risorsa strategica per la Nato, le comunicazioni, la sicurezza dell’Europa, una finestra sul mondo che si arricchisce di influenze eterogenee; ciò porta con sé rischi e sfide considerevoli. In un mondo che si polarizza, la Sicilia dovrà giocare le sue carte con intelligenza e lungimiranza, prendendo consapevolezza del suo ruolo e facendolo contare. Dovrà esercitare una vigilanza sull’uso delle basi militari e le regole imposte dagli scambi commerciali, che si preannunciano più difficili.
È forse il momento per i siciliani e gli italiani di tutti i giorni di chiedersi quale ruolo vuole che la Sicilia giochi nel mondo? Riuscirà a sfruttare la sua posizione strategica, facendone un ponte di dialogo o si trasformerà in una trincea esposta alle tensioni globali? La risposta non è semplice, ma la posta in gioco è alta. E la Sicilia, con la sua storia millenaria e la sua straordinaria resilienza, merita di essere al centro di una nuova visione per il Mediterraneo.