La Tabella H riporta l’Assemblea regionale siciliana agli onori della cronaca nazionale, dalla quale sembrava sparita. Occorre fare una premessa, prima di affrontare l’oggetto misterioso, causa di uno scandalo, che ha investito il partito della Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. La Sicilia non è una regione come le altre. Il consiglio regionale in Sicilia si chiama Assemblea regionale siciliana, coloro che ne fanno parte hanno il diritto di chiamarsi “onorevoli” e deputati; chi si riferisce alla Sicilia deve usare l’espressione “Regione siciliana”, e non Regione Sicilia, come avviene per le altre regioni italiane. Lo pretende lo Statuto speciale, la carta costituzionale siciliana.
Della specialità, invero, è rimasto ben poco per una serie di motivazioni che vanno dal suo disconoscimento romano, all’indomani della sua nascita, addirittura un patto paritario fra Stato e Regione siciliana, al colpevole uso che gli onorevoli ne hanno fatto, scegliendo di difendere i privilegi che lo Statuto piuttosto che le prerogative, funzioni, poteri. Una svendita, che negli anni ha fatto della Regione Siciliana una istituzione che i siciliani non amano e denigrano. I privilegi non sono scomparsi, perché l’Assemblea ed il governo, organo legislativo ed esecutivo, hanno un bilancio e delle risorse, come ogni altra regione italiana. Il luogo deputato allo scambio dei favori, dei privilegi, delle regalie, sé stato battezzato “Tabella H”, una voce del bilancio regionale, su cui l’Assemblea discute e dibatte. La Tabella H ospita i contributi e gli investimenti che l’Assemblea decide di destinare ad enti, associazioni, pubbliche e private, che si occupano di cultura, sport, turismo ecc.
E’ una camera di compensazione, uno strumento di “mediazione”, grazie al quale si rimborsano rinunce, delusioni, promesse non rispettate, in cambio della facilitazione del percorso di approvazione del bilancio. In passato è stata protetta da maggioranze ed opposizioni. Grazie ai compiti che gli sono stati affidati, la modulazione dei lavori d’Aula, essa può rendere fluida o inceppare l’iter di approvazione dei bilanci regionale, divenendo un prezioso strumento, inventato dal genio pragmatico degli. “onorevoli” nonostante la sua cattivissima immagine. E’ una specie di Pozzo di San Patrizio e, nell’accezione meno nobile, una sentina. Se su una nave, occupa la parte più bassa e interna, e raccoglie le acque di scolo, nel Parlamento siciliano sta in alto, perde la funzione di ricettacolo di tutte le brutture, per trasformarsi nel Pozzo di san Patrizio, dove consumare risorse pubbliche più del dovuto senza alcuna logica.
Nei corridoi del Palazzo dei Normanni, sede dell’Assemblea, gode perciò di grande attenzione, rimanendo tuttavia, grazie alla cautela dei parlamentari, fuori dalle cronache, per quanto possibile.
La consegna del silenzio, tuttavia, non è facile da mantenere, qualche volta capita l’incidente. E’ infatti accaduto che Ismaele La Vardera, deputato all’Ars del gruppo misto, abbia denunciato, o annunciato di denunciare, il suo collega di FDI Carlo Auteri, che aveva accusato di avere percepito contributi in Tabella H, a favore di componenti della sua famiglia e di una associazione di cui Auteri stesso sarebbe stato il dominus. La vicenda è esplosa durante il format de La7, Piazza Pulite, che ha mandato in onda la registrazione delle presunte minacce rivolte da Auteri a Lavardera, ex componente di un a nota “banda” di reporter-investigatori. Come finirà la querelle non lo sappiamo.
La Corte dei conti della Regione Siciliana ha aperto un fascicolo sui finanziamenti alle associazioni culturali della Regione Sicilia, affidando le indagini, secondo Il Fatto quotidiano, alla Guardia di finanza. Qualunque sia l’esito, l’esistenza della Tabella H, non è minacciata, statene certi. Ciò che stupisce in questa vicenda è la scoperta della Tabella H, quasi che di essa si fossero perse le tracce.