Ogni anno, circa 7,3 milioni di italiani ricorrono alla chirurgia estetica per migliorare il proprio aspetto fisico o per correggere interventi precedenti. Un dato che, accostato agli oltre 19 miliardi di dollari spesi a livello globale nel settore della chirurgia estetica, dipinge un quadro chiaro: l’insoddisfazione estetica è ormai un fenomeno sociale di vasta portata, alimentato da un complesso sistema di valori culturali, mediatici e psicologici.
Secondo dati dell’ISAPS (International Society of Aesthetic Plastic Surgery), negli ultimi dieci anni si è registrato un aumento medio annuo del 10% nella domanda di interventi estetici. Tra le procedure più richieste si trovano negli interventi al viso: blefaroplastica, rinoplastica e lifting; modellamento del corpo, liposuzione e mastoplastica additiva; trattamenti non invasivi, botulino e filler. L’Italia, insieme a Stati Uniti, Brasile e Corea del Sud, si colloca tra i paesi con la maggiore incidenza di interventi estetici pro capite, con una predominanza di pazienti femminili, ma con una crescita significativa anche tra gli uomini.
La società contemporanea promuove standard estetici spesso irrealistici, veicolati dai social media e da personaggi pubblici. Canoni di bellezza standardizzati influenzano soprattutto i più giovani, con conseguenze dirette sull’autostima e sulla percezione del corpo. Studi psicologici evidenziano che circa il 60% delle persone che si sottopongono a interventi estetici lo fa per combattere una forma di insicurezza, ma raramente l’intervento risolve i problemi sottostanti.
Le piattaforme social amplificano questi effetti, attraverso algoritmi che premiano la perfezione estetica e incoraggiano pratiche come il photo-editing. Si crea così un circolo vizioso: insicurezza, intervento estetico, e un desiderio continuo di conformarsi a nuovi ideali.
Se da un lato la chirurgia estetica è un mercato che genera miliardi, dall’altro rappresenta un costo rilevante per i pazienti. Interventi di qualità possono costare decine di migliaia di euro, e il desiderio di risparmio spinge molti verso cliniche low-cost, spesso con conseguenze devastanti per la salute. La necessità di interventi correttivi non è rara, aggravando ulteriormente il peso economico.
Inoltre, le complicazioni fisiche e psicologiche degli interventi estetici sono frequenti: cicatrici permanenti, infezioni, o un aumento dell’insoddisfazione post-operatoria. Nel lungo termine, il costo emotivo e fisico per molti pazienti può essere insostenibile.
L’industria della bellezza sfrutta le insicurezze per alimentare un ciclo infinito di consumismo estetico, in cui il ritocchino diventa una risposta a pressioni esterne più che a reali necessità personali. Serve maggiore consapevolezza sui rischi e un’educazione che promuova l’accettazione di sé, per contrastare un fenomeno che minaccia non solo il benessere economico, ma anche quello psicologico di milioni di persone.
Fonti
- ISAPS Global Survey on Aesthetic/Cosmetic Procedures 2023.
- American Psychological Association: Impacts of Social Media on Body Image.
- Associazione Italiana Chirurgia Estetica (AICPE).