L’Europa, culla della civiltà occidentale e di una delle economie più ricche e complesse del pianeta, si trova oggi in una posizione economicamente subalterna rispetto agli Stati Uniti. Questo squilibrio è evidente quando si analizzano i flussi di capitali e il funzionamento dei rispettivi mercati azionari. Con oltre 300 milioni di europei che investono direttamente o indirettamente nella Borsa statunitense, si rafforza un sistema in cui il capitale europeo sostiene la crescita economica e tecnologica degli Stati Uniti, lasciando l’Europa priva di un autentico mercato unico dei capitali.
L’Unione Europea, con i suoi 27 stati membri, conta ben 27 borse valori separate. Tra le più importanti figurano Euronext (che comprende diverse piazze come Parigi, Amsterdam, Bruxelles e Lisbona), la Borsa di Francoforte (Deutsche Börse) e quella di Milano. Tuttavia, nonostante i tentativi di armonizzazione attraverso iniziative come l’Unione dei Mercati dei Capitali (Capital Markets Union), i mercati europei restano frammentati. Questa frammentazione si traduce in una minore liquidità e in un minor numero di opportunità di investimento rispetto agli Stati Uniti, dove il New York Stock Exchange (NYSE) e il NASDAQ attraggono quotidianamente enormi volumi di capitali globali.
Secondo i dati della Banca Centrale Europea (BCE), nel 2023 gli europei hanno investito circa 2.500 miliardi di dollari in azioni e obbligazioni statunitensi. Al contrario, gli investimenti statunitensi nelle borse europee ammontano a meno della metà di questa cifra. La Borsa statunitense, grazie alla sua capacità di concentrare capitali, finanzia non solo aziende consolidate ma anche un’enorme quantità di startup, molte delle quali diventano leader mondiali in settori strategici come tecnologia, biotecnologia e intelligenza artificiale.
Gli Stati Uniti offrono un ecosistema finanziario attrattivo, caratterizzato da regolamentazioni chiare, un mercato integrato e opportunità di rendimento significativamente più alte rispetto a quelle offerte dalle borse europee. Ad esempio, il rendimento medio annualizzato dello S&P 500 negli ultimi dieci anni è stato di circa il 10,2%, mentre gli indici europei come l’Euro Stoxx 50 si sono fermati al 4-5%.
Questo gap di rendimento, insieme a una maggiore fiducia nella stabilità economica e politica statunitense, spinge gli investitori europei a indirizzare i propri capitali oltreoceano. Nel frattempo, le imprese europee spesso faticano a raccogliere i fondi necessari per innovare e competere a livello globale, alimentando un circolo vizioso di stagnazione economica.
La mancanza di un mercato dei capitali europeo coeso non è solo un problema finanziario, ma ha implicazioni dirette sull’innovazione e la competitività. Nel 2022, gli Stati Uniti hanno raccolto oltre 150 miliardi di dollari attraverso offerte pubbliche iniziali (IPO), mentre l’intera Unione Europea non ha superato i 20 miliardi. Questo significa che le aziende innovative europee, per crescere, spesso devono quotarsi negli Stati Uniti o vendersi a colossi americani, causando una perdita di sovranità economica e tecnologica.
Per superare questa evidente soggiacenza economica, l’Europa deve:
- Accelerare l’integrazione dei mercati finanziari: L’Unione dei Mercati dei Capitali deve diventare una priorità politica, eliminando barriere normative e fiscali tra gli stati membri.
- Creare un indice azionario paneuropeo competitivo: Un unico mercato azionario di riferimento potrebbe attrarre investimenti globali e offrire alle imprese europee un’alternativa credibile.
- Incentivare gli investitori europei a sostenere le imprese locali: Attraverso agevolazioni fiscali e iniziative di educazione finanziaria, l’Europa può trattenere i capitali all’interno del proprio sistema economico.
La dipendenza dell’Europa dai mercati finanziari statunitensi non è una condanna inevitabile, ma il risultato di decenni di mancanza di visione strategica e, nei nostri giorni, la prevalenza sempre più forte, del sovranismo, l’idea che ci fa da sé fa per tre. L’Unione Europea può rivendicare il suo ruolo di protagonista nell’economia globale, se dismette il nazionalismo mascherato attraverso slogan e scelte populiste, che raccolgono dividendi alle urne elettorali, ma subiscono l’inevitabile sudditanza economica dei mercati di capitali più attrezzati .