Gli influencer digitali possono essere anche promotori di pensiero critico o sono inevitabilmente parte del problema? L’imagine che gli influencer danno di se stessi, al di là della loro sfera…d’influenza, è indubbiamente problematica. Sono brillanti, perfino geniali, ma anche imbonitori, eredi di quei maestri del consenso che nelle piazze manipolavano la gente semplice. Un paradosso, dunque. Qualunque sia l’opinione che ci siamo fatti, dobbiamo partire da una realtà : ci sanno fare. Portatori di buone novelle? Non esageriamo, però…
Gli influencer digitali possono certamente essere promotori di pensiero critico, ma il loro ruolo dipende in gran parte dal modo in cui utilizzano la loro piattaforma, dal contenuto che condividono e dal loro approccio alle questioni sociali, culturali e politiche. Tuttavia, ci sono anche dinamiche che li possono rendere parte del problema, soprattutto quando l’attenzione si sposta più sulla viralità e sul marketing che sul valore intellettuale. Vediamo entrambe le prospettive.
Alcuni influencer utilizzano le loro piattaforme per educare il pubblico su temi complessi, offrendo contenuti ben documentati e stimolando riflessioni critiche. Ad esempio, influencer che trattano temi di scienza, filosofia, storia o politica possono incoraggiare i follower a pensare in modo autonomo, presentando prospettive diverse e fonti autorevoli. Influencer del mondo della divulgazione scientifica o della cultura digitale, come alcuni YouTuber o podcaster, hanno dimostrato come si possa utilizzare il proprio seguito per stimolare dibattiti seri e approfonditi.
Alcuni influencer sono consapevoli dell’importanza di una corretta informazione e si battono attivamente contro la disinformazione, promuovendo la verifica delle fonti e il pensiero critico. Questi influencer sensibilizzano i loro follower sui pericoli delle fake news e dell’eccessiva semplificazione dei problemi, invitandoli a non accettare passivamente le informazioni e a fare ricerche più approfondite.Â
Gli influencer più consapevoli capiscono il potere della loro posizione e la responsabilità che ne deriva. Essi possono utilizzare la loro influenza per promuovere valori etici, una riflessione attiva sulle questioni sociali e una partecipazione informata. Attraverso campagne sociali e di sensibilizzazione, alcuni influencer possono agire come catalizzatori del cambiamento e come modelli di comportamento critico per i loro follower, tanto da incoragiare il dialogo aperto e la discussione pubblica, la pluralità di opinioni, piuttosto che la creazione di comunità chiuse o omogenee. Quando creano spazi dove si possono confrontare idee diverse, favoriscono lo sviluppo di una cultura del dialogo e della riflessione critica tra i loro seguaci.
Molti influencer puntano sulla viralità , cercando di catturare l’attenzione con contenuti brevi, semplici e spesso sensazionalistici. Questo approccio tende a favorire la superficialità e a ridurre la complessità dei temi trattati. L’attenzione si sposta più sul coinvolgimento immediato (like, condivisioni, commenti) che sul valore intellettuale del contenuto, scoraggiando così un’analisi più profonda delle questioni.
Gli influencer digitali, soprattutto quelli con un ampio seguito, possono involontariamente o volontariamente promuovere il conformismo, inducendo i loro follower ad adottare determinati comportamenti o opinioni senza una riflessione autonoma. La dinamica “segui il trend” prevalente nei social media spinge spesso i follower ad adeguarsi alle opinioni dell’influencer di turno, piuttosto che sviluppare una loro posizione critica e personal
Non trascuriamo inoltre che molti influencer sono coinvolti in sponsorizzazioni e partnership con brand, il che può portare a una commercializzazione del loro contenuto. Questo può compromettere la loro capacità di promuovere il pensiero critico, soprattutto quando i messaggi che veicolano sono guidati più da logiche di marketing che da un sincero interesse per l’approfondimento o la riflessione. Il rischio è che l’influencer diventi più un megafono per i consumi che un facilitatore di pensiero autonomo.
Alcuni influencer contribuiscono alla polarizzazione del dibattito, utilizzando il loro potere per consolidare opinioni estreme o per rafforzare le divisioni sociali e politiche. In questi casi, piuttosto che favorire una riflessione critica, incoraggiano atteggiamenti di chiusura mentale e l’adesione cieca a una certa visione del mondo. Questo tipo di approccio, soprattutto in contesti altamente politicizzati, può impedire la formazione di un pensiero critico autentico, spingendo i follower a identificarsi rigidamente con un gruppo o un’ideologia.
La chiave sta nella responsabilità e nella consapevolezza con cui gli influencer usano il loro potere, bilanciando l’intrattenimento e l’attrattiva commerciale con l’importanza di stimolare la riflessione critica. Se è solo business, insomma, sono guai, e bisogna essere molto vigili.