L’Ufficio statistico dell’Unione europea (Eurostat) ha recentemente pubblicato il rapporto sui decessi per suicidio avvenuti in tutti gli stati membri. Lo studio ha preso in esame l’intervallo di tempo compreso tra il 2011, il primo anno di cui abbiamo dati disponibili, e il 2021. (Numeri di Alessandro Villari, IL Foglio 16.9.24) Sono 47.346 i casi di persone che si sono tolte la vita in Europa nel corso del 2021. Un numero equivalente allo 0,9 per cento dei morti complessivi. 7.277 iI suicidi in meno rispetto all’anno del primo rilevamento (una diminuzione del 13,3 per cento). Nel 2011 il tasso di mortalità standardizzato per le persone che si erano tolte la vita nell’Ue era di 12,4 morti ogni centomila individui.
I dati dell’Istat non registrano tuttavia i casi di territori dell’Italia in cui il tasso dei suicidi viene percepito come un fenomeno rilevante, tanto di suscitare un bisogno di analisi che non si fermi alle cause psicologiche, sociali, malattie mentali e depressioni. Ciò avviene in aree che hanno pagato un prezzo molto alto all’introduzione nel territorio di industrie fortemente inquinanti (dell’aria, della terra, dell’acqua ecc) per la presenza di minerali nocivi. Lo spettro è largo, il suicidio rimanda soprattutto alla vicenda umana.
Il recente rapporto di Eurostat sui decessi per suicidio negli Stati membri dell’Unione Europea, che copre il periodo dal 2011 al 2021, rivela tendenze interessanti e preoccupanti riguardo al fenomeno del suicidio nel continente. Secondo lo studio, nel 2021 si sono registrati 47.346 casi di suicidio, pari allo 0,9% dei decessi complessivi in Europa. Sebbene il numero assoluto sia impressionante, è importante notare che il tasso di mortalità standardizzato per suicidio è diminuito del 13,3% rispetto al 2011, passando da 12,4 a 10,2 morti ogni 100.000 individui.
Questi dati sono significativi non solo per il loro valore numerico, ma anche per le riflessioni profonde che sollevano riguardo alla salute mentale e alle condizioni socioeconomiche che influenzano il benessere psicologico dei cittadini europei.
Uno degli aspetti più rilevanti del rapporto riguarda la differenza di genere nel tasso di suicidio. Gli uomini rappresentano il 76,7% dei casi totali, evidenziando una maggiore vulnerabilità maschile rispetto alle donne. Questo dato può essere collegato a fattori culturali e sociali, come la pressione sul ruolo maschile nella società, una minore propensione a cercare aiuto e, in alcuni casi, l’abuso di sostanze. Questo è un segnale di allarme per la necessità di interventi mirati al sostegno della salute mentale maschile.
In Italia, il tasso di suicidio è relativamente basso rispetto ad altri paesi europei, con una media di 5,9 morti per 100.000 abitanti. Tuttavia, vi sono differenze regionali significative: solo la Valle d’Aosta supera il tasso di 10 suicidi per 100.000 abitanti (10,55), mentre le regioni meridionali, come la Campania (3,11) e la Puglia (4,22), registrano i tassi più bassi. Questa differenza potrebbe essere legata a fattori culturali e sociali, inclusa una rete familiare e sociale più forte nel sud rispetto al centro-nord.
È interessante notare che, nonostante i dati complessivi non segnalino particolari allarmi per il fenomeno del suicidio in Italia, vi sono aree dove la situazione potrebbe essere più complessa di quanto le statistiche possano suggerire. Alcuni territori italiani, in particolare quelli colpiti da forti processi di industrializzazione e inquinamento, potrebbero presentare un quadro più problematico di quanto sia evidenziato. In queste aree, l’inquinamento ambientale e i fattori legati alla qualità della vita possono esacerbare condizioni di disagio psicologico, che sfociano in fenomeni di suicidio. Tuttavia, queste zone non sembrano essere al centro di un’attenzione analitica che vada oltre le cause tradizionali come malattie mentali, depressione o difficoltà economiche.
Un altro dato che merita attenzione riguarda la fascia di età degli adulti tra i 45 e i 64 anni, che nel 2021 ha rappresentato il 37% dei suicidi totali, con 17.441 decessi. Gli over 65, invece, sono responsabili del 34% dei casi (15.998 morti). Questi dati suggeriscono che l’età adulta avanzata è un periodo particolarmente vulnerabile per il rischio di suicidio, probabilmente a causa di una combinazione di fattori, tra cui la solitudine, la perdita del ruolo sociale, problemi di salute e difficoltà economiche.
A livello europeo, i paesi con il tasso più alto di suicidi sono la Slovenia (19,8 morti per 100.000 abitanti), seguita dalla Lituania (19,5) e dall’Ungheria (15,7). Al contrario, paesi come Cipro (2,7), Grecia (4,2) e Italia (5,9) presentano i tassi più bassi. Queste differenze possono riflettere le diverse condizioni sociali, economiche e culturali dei paesi, ma anche la disponibilità e l’efficacia dei servizi di salute mentale.
Il suicidio è una tragedia che va ben oltre i numeri. Dietro ogni statistica c’è una vita umana, una storia personale di sofferenza, isolamento o disperazione. Sebbene le cause del suicidio siano complesse e multifattoriali, è evidente che la salute mentale è influenzata da un ampio spettro di fattori che spaziano da quelli psicologici e sociali a quelli economici e ambientali. Nel contesto italiano, è essenziale affrontare il suicidio come un fenomeno che può essere legato non solo alle condizioni psicologiche individuali, ma anche a problematiche collettive, come l’impatto di politiche industriali aggressive e di danni ambientali sulle comunità locali. Aree con una forte industrializzazione e presenza di sostanze tossiche, come nel caso di alcuni territori italiani, possono richiedere uno studio più approfondito per comprendere appieno le dinamiche che portano ad un aumento dei casi di suicidio.
L’analisi di questi fenomeni non può fermarsi alla superficie. Le politiche pubbliche devono prendere in considerazione non solo i sintomi visibili della crisi, come il suicidio, ma anche le radici profonde di questo disagio. È necessaria una maggiore attenzione alla prevenzione, attraverso politiche di supporto psicologico, programmi di sensibilizzazione e miglioramento delle condizioni di vita, soprattutto nelle aree più colpite dall’inquinamento industriale.
Il suicidio rappresenta una delle sfide più complesse e dolorose per le società moderne. I dati mostrano una diminuzione complessiva del tasso di suicidi in Europa, ma resta il compito cruciale di affrontare le disparità regionali e demografiche. Interventi mirati, una maggiore consapevolezza pubblica e politiche di prevenzione adeguate sono fondamentali per ridurre ulteriormente questo tragico fenomeno.