Jannik Sinner è entrato nella leggenda, vince e stravince, e la sua postura – fisica, culturale, personale – la sua sfera affettiva compresa, resta quella di un ragazzo di buona famiglia, educato, timido, rispettoso di sé e degli altri. Uno normale ed insieme speciale, insomma. Ma c’è qualcosa che lo rende diverso: i capelli rossi, che sono diventati simbolo di un carattere particolare, di talenti e volontà che non entrano mai nella norma.
Jannik Sinner, con quel mix irresistibile di umiltà altoatesina e un talento che fa venire le vertigini, è entrato nella storia del tennis. Ma ammettiamolo: oltre al rovescio fulminante e alla mentalità di ferro, c’è un elemento che lo rende immediatamente riconoscibile, quasi leggendario. Sono quei capelli rossi, simbolo di una diversità magnetica e di un’energia fuori dal comune.
Per secolii capelli rossi hanno acceso l’immaginazione di scrittori e popoli, diventando sinonimo di passione, magia, ribellione e – perché no – una certa dose di testardaggine. Sinner, del resto, non smentisce questa tradizione: mentre i suoi avversari crollano sotto la pressione, lui, col fuoco in testa e nei colpi, rimane lì, saldo e implacabile.
Partiamo da Shakespeare, che non si è lasciato sfuggire il fascino del “rosso”. Pensate a Rosalinda di Come vi piace: arguta, brillante, e sempre un passo avanti a chiunque. Proprio come Jannik sul campo. Poi c’è Rebecca, la “prima moglie” di Daphne du Maurier, che non si vede mai ma che, con quei capelli di fuoco evocati più e più volte, domina la scena come un fantasma eterno.
E che dire di Anna dai capelli rossi? L’irresistibile protagonista di Lucy Maud Montgomery è il ritratto stesso della determinazione e della voglia di emergere, anche quando il mondo sembra remare contro. Sinner, che arriva da una piccola valle alpina e si è fatto largo tra i giganti del tennis, non può che ricordare questa eroina: entrambi dimostrano che il rosso non è solo un colore, ma una dichiarazione d’intenti.
Non tutte le storie, però, dipingono i capelli rossi come un segno di grazia. Pensate a Fëdor Dostoevskij, che con Raskolnikov di Delitto e castigo ci regala un rosso inquieto, tormentato, ma geniale. O a Gollum di Tolkien (che, nelle prime descrizioni, aveva riflessi rossicci!), simbolo di un’ambizione divorante. Certo, Sinner è lontano da questi drammi esistenziali, ma quel guizzo imprevedibile, quella scintilla di unicità, non possono che richiamare il lato più enigmatico del mito.
Nella tradizione popolare, i capelli rossi hanno sempre avuto un’aura di mistero. In Irlanda erano considerati un segno di collegamento con le fate, esseri capricciosi e geniali. In altre culture, i rossi erano visti come portatori di fortuna o, più sinistramente, come stregoni o emissari del diavolo (colpa probabilmente del Medioevo, sempre un po’ esagerato). Ma oggi, con buona pace delle superstizioni, i capelli rossi si associano a determinazione e talento: pensiamo a Mark Zuckerberg, genio della tecnologia; a Rupert Grint, l’indimenticabile Ron Weasley di Harry Potter, o alla regale Elisabetta I, che con la sua chioma infuocata ha guidato l’Inghilterra nell’età d’oro.
Jannik Sinner, però, porta tutto questo mito a un livello nuovo: la leggenda del rosso, ma con la quieta compostezza di chi non ama essere al centro dell’attenzione, almeno fuori dal campo. L’ironia sta proprio qui: un ragazzo timido, con l’allure del “vicino di casa ideale”, che diventa un leone appena impugna una racchetta. E quei capelli? Continuano a danzare al vento, mentre Jannik corre verso l’ennesimo punto vincente, ricordandoci che sì, forse non è un supereroe, ma qualcosa di magico, in quel fuoco in testa, c’è davvero.
Post scriptum.Aggiungo la mia testimonianza, pro veritate Ho conosciuto una signora dai capelli rossi: talento, cultura, creatività, eleganza…Imprendibile, insondabile. Vince senza battersi, seduce senza darlo a vedere. Un enigma ed insieme, una persona speciale.