Immaginate una sala austera, decorata con stemmi della storia nazionale e impreziosita da una luce solenne che filtra dalle grandi finestre, si incontrano due uomini. Uno, il capo della più alta istituzione statale, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, porta con sé il peso degli anni e l’autorevolezza della saggezza. L’altro, Matteo Salvini, rappresentante di un partito populista, la Lega, è noto per il suo stile incendiario e le risposte semplici a questioni complesse.
Immaginate che Salvini si avvicini con fare cauto, guardandiosi attorno, al Presidente, visibilmente eccitato, come se temesse qualcosa.
«Signor Presidente,» inizia, «ho appena saputo una cosa gravissima sul leader dell’opposizione. Devo raccontargliela subito!»
Il Presidente lo fissa per un momento, intrecciando le dita davanti a sé. «Si calmi, prima di ascoltare, mi permetta di porre tre domande. È un metodo che uso spesso. Lo chiameremo, se vuole, il “Triplo filtro Istituzionale”».
Salvini, un po’ sorpreso, dapprima annuisce. «Prego, Presidente.»
«Prima di tutto,» inizia il Presidente, con un sorriso pacato, «ella è certo che quanto sta per dirmi sia vero?»
Salvini esita, grattandosi la nuca. «Beh, l’ho letto su un sito affidabile. O almeno… uno che seguo spesso. Certo, non ho verificato personalmente, ma…»
Il Presidente lo interrompe con una risata sottile. «Ah, capisco. Quindi non ne ha la certezza. Direi che questo primo setaccio ha un buco. Andiamo avanti…Le faccio una seconda domanda: quello che stai per dirmi è positivo? Mi porterà una buona notizia, utile al bene comune?»
Salvini sbotta. «Positivo? No, è una cosa scandalosa! Una storia che farà cadere ogni maschera!»
«Ah, quindi non è né buona né piacevole,» dice il Presidente, inclinando la testa. «Forse lei dimentica che le istituzioni non vivono di scandali, ma di costruzione.»
«Infine,» riprende il Presidente, «quello che mi sta per raccontare è utile? Servirà a migliorare il nostro lavoro o la vita dei cittadini?»
Salvini, ormai nervoso, borbotta: «Beh, non so se sia utile. Però la gente si arrabbierà, deve sapere! E questo…»
«…è utile? Per chi?» lo interrompe ancora il Presidente con calma. «Non per il Paese, immagino. Ecco, allora, che non supera nemmeno il terzo setaccio.»
Salvini sembra confuso, come uno studente che non ha fatto i compiti. «Quindi non vuole sapere nulla, signor Presidente?»
«Se quello che vuole dirmi non è vero, né buono, né utile, perché mai dovrei ascoltarlo?» risponde il Presidente con un sorriso sornione. Poi aggiunge, con una nota ironica: «Sa, caro Ministro, la politica non è una chat su internet. Qui non basta fare rumore.»
Salvini sbuffò, ma alla fine cede. «Forse ha ragione, Presidente. Forse. Ma a volte il rumore funziona.»
Il Presidente lo guarda con benevolenza. «Il rumore può funzionare nel breve termine. Ma sa cosa funziona nel lungo termine? La verità, la bontà e l’utilità. E sono queste che costruiscono una nazione, non gli scandali.»
Prima che Salvini lasci la stanza, il Presidente gli rivolge un’ultima battuta.
«Ah, e se un giorno decide di verificare quella storia, si assicuri almeno che non venga dal suo famoso sito affidabile. Sa, anche la saggezza ha i suoi filtri.»
Ridendo tra sé, il Presidente torna ai suoi documenti, lasciando Salvini a riflettere sul peso delle parole in un mondo che troppo spesso le usa con leggerezza.
(Dall’aneddoto socratico, I tre setacci)