Stefania Proietti e Stefano de Pascale, rispettivamente sindaci di Assisi e Ravenna, sono stati eletti Presidente dell’Umbria e dell’Emilia. Il centrosinistra ha vinto, il Partito Democratico ha stravinto, Matteo Salvini ha straperso (crollo record in Umbra, meno 30 per cento). Edy Schlein è arcicontenta; e sul dopo-Trump, indigesto a tanti, si apre uno spiraglio italianissimo, quasi da non crederci. Eppur si muove, avrebbe detto Galilei (forse). La nuvolaglia è ancora fitta, cinerea, e non è il caso di esultare. Si possono cogliere, tuttavia, alcuni elementi su cui lavorare per guardare con lenti appropriate l’orizzonte vicino (le regionali del prossimo anno in sei regioni), e quelle lontane (le politiche di fine mandato).
I sindaci ritornano da protagonisti sulla scena. Lo sono stati all’indomani della riforma elettorale che promosse l’elezione diretta del primo cittadino. Siamo negli anni novanta, la primogenitura è siciliana. Il potere dei sindaci, con l’attribuzione della nomina degli assessori, crebbe in tale misura da far scrivere della nascita del partito dei sindaci. Durò poco, perché la riforma lasciò una coda velenosa, divisiva, fra consigli comunali e giunta, tanto da creare l’instabilità che l’elezione diretta avrebbe dovuto risolvere. I sindaci tornarono nelle retrovie, i partiti si ripresero tutto o quasi, e siccome erano diventati “proprietari”, dominati da oligarchie assai strette, e da monarchi assoluti, il passo indietro non li favorirono. Ora sono in auge, perché in fin dei conti, sono rimasti il frangiflutti ed insieme l’ancoraggio di ogni cittadino, elettore e non. In Liguria, va ricordato, il centrodestra ha vinto, di misura, grazie a Bucci, sindaco di Genova, dimostrando quanto il radicamento locale sia cruciale per gli equilibri politici.
Già, elettori e non. L’astensionismo ha compiuto un altro passo avanti; un passo da gigante, considerando la perdita di una valanga di votanti in Emilia e di una significativa fetta di aventi diritto in Umbria. Gli Stati Uniti, giudicati a ragione, i più distratti e restii al voto, ci hanno sorpassato, in Friuli sono andati a votare più che in Emilia per approvare la caccia agli orsi, colpevoli di comportarsi come la natura li ha fatti e di esistere dove li avevano portati a viva forza.
Chi non vota, sa. Bene che regala il suo diritto (ed il potere decisionale) ad altri, che magari non la pensano come lui, ma l’immagine della politica, grazie anche ai lupi mannari che circolano nelle piazze mediatiche in pieno giorno, e alla permanenza di questioni drammatiche irrisolte (povertà, fisco ingiusto, sanità sempre più privatizzata, servizi pubblici indecenti nel Sud, fuga dei giovani meridionali e non, sprechi di denaro pubblico e di risorse, scandali ecce cc).
I sindaci non hanno la bacchetta magica, anche quando diventato Presidente di regione. Cambiare le cose è un programma vasto, ma la fiducia che si sono conquistati fra la gente fa ben sperare: sono meglio considerati dei “politici”, e così riescono a creare la resistenza all’attacco in corso contro la democrazia, in ogni parte del pianeta.