Il legame fra governi, politiche, nazioni, popoli potrà essere il sovranismo, che oggi segna il trend vincente delle relazioni fra Paesi, come l’Italia e gli Usa? L’empatia di Giorgio Meloni verso il Presidente degli Stati Uniti potrà resistere a questa ideologia dell’esclusione?
L’età dell’oro dell’America inizia proprio ora”, ha annunciato in occasione dell’insediamento Donald Trump. “A partire da oggi…metterò semplicemente l’America al primo posto. Riconquisteremo la nostra sovranità (…).». La politica estera sarà incentrata sulla tutela dell’interesse nazionale e la difesa della Patria, si legge nel programma elettorale del principale partito di governo, FDI. La piattaforma, declinata con linguaggi differenti, è la stessa.
Due domande possiamo porre in questa decisiva fase di implementazione. Basta l’ispirazione cristiana per rendere compatibili i sovranismi? La transizione rapida e irresistibile dal multilateralismo e dal globalismo ai sovranismi può farci piombare in un mondo conflittuale totalizzante e invivibile?
Le logiche del sovranismo inducono a credere, nella loro interpretazione letterale, che non potranno che provocare una conflittualità permanente – economica, politica, commerciale, finanziaria – e che il suo superamente, necessariamente una pausa , possa verificarsi a condizione che il più debole accetti il diktat del più forte. La volontà di far prevalere i suoi interessi sempre e comunque – l’America al primo posto – potrà essere solo subìta da chiunque intenda competere per far prevalere i propri interessi. Non c’è spazio per la giustizia, il bilanciamento degli interessi, lo stato di armonia ed equilibrio, il riconoscimento delle proprie ragioni e bisogni.
I sovranisti si misurano sul piano della forza e ricorreranno inevitabilmente ad ogni mezzo, il più persuasivo e pervasivo, come le armi (quelle nucleari soprattutto), per raggiungere il loro obbiettivo. La volontà di rafforzare la sovranità interna si traduce nella subordinazione degli altri Paesi.
La poderosa avanzata del sovranismo ad Ovest e ad Est (Putin, Ucraina) si serve della visione messianica di un Dio che la vuole, impedendo che il cechino uccidesse il suo condottiero vittorioso. E’ in nome di Dio che il Presidente degli Stati Uniti opera per rendere grande l’America facendo della governance planetaria una religione.
Il sovranismo, nelle sue molteplici declinazioni e interpretazioni, sembra in definitiva configurarsi come un complesso intreccio di ideologia politica, attitudine mentale, e visione messianica. È un’ideologia nella misura in cui si fonda su un corpus di principi chiari: la difesa della sovranità nazionale, la priorità degli interessi del proprio Paese e il rifiuto di modelli sovranazionali percepiti come invasivi. Ma è anche un’attitudine mentale, un modo di percepire e interpretare il mondo attraverso una lente che esalta la centralità della propria nazione come baluardo identitario contro le sfide della globalizzazione. Al contempo, il sovranismo è indubbiamente una strategia commerciale ed economica, utilizzata per proteggere i mercati interni attraverso politiche protezionistiche, dazi e barriere commerciali, a scapito della cooperazione internazionale. L’idea stessa che il sovranista più violento e risoluto sia presentato come un pacificatore tradisce la diabolica terribilità di questa nuova religione.