La provocatoria domanda posta da Jena su La Stampa (11 marzo 2025) – “Moriremo trumpiani o putiniani?” – non può essere liquidata con una scrollata di spalle o un sorriso. Essa richiede una riflessione seria e preoccupata sulle tendenze autoritarie ed espansionistiche che accomunano Donald Trump e Vladimir Putin, nonché sulle implicazioni globali delle loro azioni. Sia Trump che Putin hanno manifestato inclinazioni autoritarie nelle loro politiche interne ed estere. Putin, al potere in Russia da oltre due decenni, ha consolidato un regime autoritario reprimendo l’opposizione, limitando la libertà di stampa e modificando la costituzione per estendere il suo mandato. La sua politica estera è caratterizzata da un’espansione aggressiva, evidente nell’annessione della Crimea nel 2014 e nel sostegno ai separatisti nell’Ucraina orientale.
Trump, durante la sua presidenza, ha mostrato ammirazione per leader autoritari e ha adottato tattiche che minano le istituzioni democratiche. Ha espresso disprezzo per le alleanze storiche degli Stati Uniti, riducendo l’influenza americana in un mondo dominato dalla politica dei “forti”. Il suo approccio transazionale e l’atteggiamento ostile verso partner europei e l’Ucraina hanno eroso i valori democratici tradizionali degli Stati Uniti, alienando gli alleati e incoraggiando potenze autocratiche come la Russia e la Cina.
Nella sua seconda amministrazione, in particolare, Trump ha ulteriormente alterato l’ordine internazionale stabilito dagli Stati Uniti dopo la Seconda Guerra Mondiale. Ha deciso di imporre tariffe agli alleati, interrotto il sostegno militare all’Ucraina e mostrato una preferenza per riallinearsi con leader autoritari come Putin. Queste azioni hanno causato turbolenze tra gli alleati tradizionali degli Stati Uniti, spingendo l’Europa a riconsiderare le proprie politiche di sicurezza in modo indipendente.
Nonostante le somiglianze nelle loro politiche, Trump e Putin differiscono significativamente sul piano caratteriale. Trump è noto per il suo comportamento imprevedibile, narcisistico e per la ricerca costante di attenzione mediatica. La sua comunicazione è spesso impulsiva e orientata allo spettacolo, con un’enfasi sulla propria immagine e successo personale.Putin, al contrario, si presenta come un leader freddo, calcolatore e riservato. La sua formazione nel KGB ha forgiato un approccio strategico e disciplinato al potere, con una comunicazione misurata e un’immagine di uomo forte e patriottico. Mentre Trump cerca costantemente l’approvazione pubblica, Putin appare indifferente all’opinione pubblica, focalizzandosi sul consolidamento del potere interno e sull’espansione dell’influenza russa.
L’allineamento tra le politiche di Trump e Putin solleva preoccupazioni riguardo al futuro dell’ordine mondiale. La loro inclinazione verso l’autoritarismo e l’espansionismo potrebbe portare a un’erosione delle istituzioni democratiche e a un aumento delle tensioni globali. Se così stanno le cose perché Trump viene accreditato, in un sondaggio (Euromedia Research), come un pacificatore per il 42 per cento degli intervistati, un italiano su quattro? L’ambiguità della politica italiana ha alimentato il senso d’insicurezza e “imposto” di preferire la pace, a prescindere da ogni altra considerazione. La libertà e la democrazia contano così poco?