Quando muore un Papa, si muove anche la macchina del complottismo. È una costante antica quanto la Chiesa stessa: ogni decesso papale sembra riattivare un mondo sotterraneo di sospetti, profezie, riletture cabalistiche ed “esclusive” più o meno fantasiose. La morte di Papa Francesco, annunciata ufficialmente il 21 aprile 2025, non ha fatto eccezione. E anzi, nel tempo dei social, ha visto moltiplicarsi teorie di ogni genere, alcune ricalcate da un repertorio antico, altre perfettamente aggiornate all’epoca dei meme e dei like.
Già nel 1978, dopo la morte improvvisa di Papa Giovanni Paolo I – Albino Luciani – dopo appena 33 giorni di pontificato, emersero con forza teorie cospirazioniste. Secondo alcuni, Luciani sarebbe stato avvelenato per aver tentato di riformare le finanze vaticane e colpire certi poteri opachi della Curia. Non a caso, In nome di Dio di David Yallop, libro bestseller negli anni ’80, rilanciò queste accuse senza prove concrete, alimentando un immaginario popolare tuttora vivo. Anche la morte di Papa Pio XI nel 1939 fu oggetto di sospetti: secondo alcune ricostruzioni, sarebbe stato eliminato con un’iniezione letale per impedirgli di lanciare un durissimo attacco contro i totalitarismi europei, soprattutto contro Mussolini.
Ogni volta che un Pontefice muore in circostanze minimamente anomale – sia per la rapidità dell’annuncio, sia per dettagli considerati “strani” – il meccanismo si ripete: coincidenze che diventano indizi, indizi che si trasformano in “prove” agli occhi dei complottisti.
Anche per la morte di Francesco, il copione si è puntualmente riattivato. Tutto è iniziato con un’analisi pubblicata da Dagospia, sito notoriamente allergico alle versioni ufficiali, che si è chiesto: “Quando è morto davvero Francesco?”. A scatenare il sospetto, una macchia scura visibile sul volto del defunto nella foto ufficiale diffusa dalla Santa Sede: sangue rappreso? Livido? O segno di una morte avvenuta molte ore prima della comunicazione ufficiale?
Secondo alcune “fonti mediche” interpellate da Dagospia, si sarebbe trattato di una raccolta di sangue ipostatica, compatibile con un decesso avvenuto da tempo. E da lì l’ipotesi: forse la Chiesa ha “posticipato” la notizia della morte per non funestare la celebrazione della Pasqua con un lutto di proporzioni planetarie. A rincarare la dose è arrivato anche Fabrizio Corona, icona del gossip più controverso, che ha dapprima dubitato che fosse ancora dopo il suo ricovero in ospedale ed alcune crisi, e dopo la scomparsa ha parlato su Instagram di una “morte rituale” avvenuta il giorno dopo la Resurrezione, suggerendo oscure coincidenze cosmiche.
Poi c’è Nostradamus, un appuntamento con i suoi versi è immancabile. “Attraverso [dopo] la morte di un pontefice molto vecchio, un romano di buona età verrà eletto…Di lui si dirà che indebolisce il suo trono, ma vi siederà a lungo e in attività mordace”. Un italiano, dunque.
Non sono mancati i riferimenti alla cabala: Francesco è morto il 21 aprile, Natale di Roma, data per alcuni carica di presagi nefasti per la Città Eterna. Altri, rispolverando le morti di Pio X (1914) e Pio XI (1939) – avvenute poco prima dello scoppio delle due guerre mondiali – hanno ipotizzato l’arrivo di un nuovo conflitto globale.
E ovviamente, nel gran circo social, non potevano mancare Nostradamus e San Malachia, i due grandi alfieri delle profezie manipolate ad arte: quartine e motti latino-medievali interpretati ad hoc per suggerire che la morte di Francesco preluda alla fine della Chiesa, o addirittura del mondo.
Dietro l’ondata di complottismo, però, potrebbe esserci qualcosa di più profondo e più cinico. Non solo la voglia di ottenere visibilità sui social, confezionando teorie acchiappa-like. C’è anche – come alcuni analisti notano – la volontà di colpire al cuore l’eredità di Francesco, di cui una parte della Chiesa (e del mondo politico) ha sempre diffidato. Accendere i riflettori sulle presunte “colpe” di Francesco – il suo populismo, le sue aperture sui temi sociali, il suo rapporto conflittuale con certi poteri vaticani – può servire a spianare la strada a un successore di segno opposto: più conservatore, più “tradizionale”, meno incline a scuotere l’ordine stabilito.
Insomma: nel circo post-mortem dei Papi, tra cabala e fake news, si gioca spesso una partita molto più seria di quanto appaia. Una partita di potere.